Appunti sulle origini e sulla storia del fumetto italianodi Luigi F. Bona(nuovo testo, aumentato, dal volume IL FUMETTO ITALIANO)1 | 2 | 3 | 4 | 5
I giornali satirici e umoristiciUn altro filone importante per definire le origini del fumetto è costituito dai giornali satirici e umoristici. In generale l'esigenza di pubblicare un giornale nasce dalla volontà di diffondere un pensiero sociale e politico (non fanno eccezione le testate religiose), e il foglio umoristico, spesso apertamente schierato, è considerato un importante strumento di propaganda.Il capostipite dei giornali umoristici italiani, secondo il grande storico dell'umorismo Enrico Gianeri (Gec), è Il Caffè Pedrocchi, che nasce a Venezia nel 1846 nonostante la stampa sia ancora nella rete di una censura a maglie strettissime, ma non pubblica disegni. Il primo satirico italiano illustrato con caricature sarebbe il napoletano Arlecchino, che esce il 18 marzo 1848 con periodicità quotidiana per iniziativa di Emanuele Milisurgo e Achille de Lauzières. Viene poi Lo spirito folletto, fondato a Milano da Antonio Caccianiga il 1° maggio 1848 ("giornale diabolico, politico, umoristico, comico, critico, satirico, pittoresco" illustrato dal mantovano Antonio Greppi), subito soppresso al ritorno di Radetsky, ma riprenderà le pubblicazioni il 6 giugno 1861 per l'editore Edoardo Sonzogno. Tra i collaboratori del 1848 ci sono Antonio Ghislanzoni, che fonderà l'Uomo di pietra nel 1856 "per fare un po' di guerra all'Austria" (prendendo il nome da una specie di Pasquino milanese, "el scior Carera", una statua infissa nei portici di corso Vittorio Emanuele). All'edizione del 1861 de Lo spirito folletto collaboreranno due grandi caricaturisti, il cremonese Vespa (Vespasiano Bignami, 1841-1929) e il torinese Camillo (Camillo Marietti, 1839-1920), secondo Gianeri "il più grande caricaturista personale del nostro Ottocento". Il 21 novembre 1848 a Torino vede la luce Il fischietto, fortemente liberale e cavouriano, una delle testate satiriche più importanti nel panorama italiano, fondata dal disegnatore caricaturista Icilio Pedrone e dal tipografo Cassone. Nel numero 2, ricorda sempre Gianeri, Pedrone pubblica una tavola "Guerra al Portafoglio", in cui onorevoli scatenati si azzuffavano disputandosi a pugni e a calci il potere (ma erano altri tempi). Vi collabora, tra gli altri, Casimiro Teja (firmandosi Puff). Nel 1856, oltre al già citato Uomo di Pietra, il 27 gennaio a Torino nasce Pasquino, considerato il prototipo dei giornali satirico-umoristici italiani. Fondato da Giovanni Piacentini e Giuseppe Augusto Cesana, di impostazione cavouriana, è la palestra dello straordinario illustratore torinese Casimiro Teja, che lo dirigerà fino all'ultimo giorno della sua vita, nel 1897; la direzione sarà proseguita da Dalsani (Giorgio Ansaldi), poi da Caramba (Eduardo Boutet), Golia (Eugenio Colmo), Giovanni Manca, Tarquinio Sini e infine, dal 1922 al 1930 (quando la testata sarà soppressa dal fascismo), da Gec (Enrico Gianeri). Nel marzo 1857 a Milano Leone Fortis, transfuga da Venezia e direttore de La Scala, fonda il Pungolo, che pubblicherà, tra tanti validi caricaturisti, Salvatore Mazza; la testata sarà soppressa dagli austriaci l'anno dopo. A sottolineare il valore letterario di queste pubblicazioni, vale la pena ricordare che l'Almanacco del Pungolo per il 1857 costituisce l'atto di nascita della Scapigliatura milanese. Il Fanfulla viene fondato a Roma da De Renzis, Piacentini, Luigi Cesana e Baldassarre Avanzini (che nel 1879 creerà il Messaggero, un quotidiano da 20.000 copie di tiratura!); nel 1872 entra in redazione anche Ferdinando Martini (che sarà direttore del Giornale per bambini di cui vedremo più avanti). Tra le firme troviamo Oronzo E. Marginati (Luigi Locatelli, popolare autore di "Come ti erudisco il pupo"), Tito Livio Cianchettini (Filiberto Scarpelli; lo pseudonimo è preso da un curioso personaggio romano, uno "scrittore metafisico" che vendeva per strada un suo foglio, il Travaso delle idee, da cui verrà l'idea dell'omonima testata), Gandolin (Luigi Arnaldo Vassallo), Guido Vieni (Giuseppe Martellotti), Giulio De Frenzi (Luigi Federzoni), Caramba e Yorick (Piero Ferrigni). Domenica 12 febbraio 1882, a Milano, vede la luce il secondo numero del Guerin Meschino; infatti il primo numero, annunciato e pubblicizzato, non era pronto alla data prevista, così si era deciso di darlo per esaurito e di cominciare con il n. 2, anche se questo creerà qualche inconveniente con la Procura. Il settimanale viene fondato dai fratelli Giovanni Pozza (l'ideatore e primo direttore) e Francesco Pozza (vera anima del giornale e direttore per trent'anni), Carlo Borghi (già editore di altre testate, morirà giovanissimo l'anno seguente) Luigi Filippo Bolaffio (che lascerà il gruppo dopo dopo tempo) e l'ingegner Guido Pisani; il pittore Tranquillo Cremona ne schizza la testata, al tavolino di un caffè, e Luigi Conconi la realizza (sarà anche l'autore di molte illustrazioni del primo periodo). Subito dopo la nascita del giornale, fallisce il tipografo Bortolotti, ma subentra il Cordani. Il Guerin Meschino ospita le caricature di Amero Cagnoni, cui succederanno nel 1904 Aldo Mazza e, nel 1924 quando la testata sarà acquistata dal Corriere della Sera, Giovanni Manca. Dal 1923 al 1939 vengono pubblicati annualmente degli almanacchi. Le pubblicazioni continueranno fino al settembre 1943 (riprenderanno il 30 dicembre 1945 fino al 1950). L'asino viene fondato a Roma nel novembre 1892 da Guido Podrecca, da Gabriele Galantara e dall'avvocato Lugli; durerà fino alla prima guerra mondiale, poi riprenderà a Milano nel 1922, soppresso dal fascismo nel 1925. Tra i tanti collaboratori vanno qui segnalati almeno Filiberto Scarpelli, Bruno Angoletta, Girus e Gec. Nel 1886 il giornalista e disegnatore genovese Gandolin (Luigi Arnaldo Vassallo), fondatore a Roma del Capitan Fracassa, inaugura un formato tascabile con il famoso Pupazzetto, pieno di osservazioni e cronache illustrate dai suoi "pupazzetti", appunto, talvolta aiutato da Cesare Pascarella. Da Roma si trasferisce a Genova, dove continua la pubblicazione fino al 1900, quando subentra il ventiquattrenne Yambo (Enrico Novelli). Nel febbraio del 1900 nasce il Travaso delle idee, un'idea di Carlo Montani realizzata con Filiberto Scarpelli, Marchetti, Tolomei e Yambo. Sarà diretto per lungo tempo da Guasta, fino all'ultimo numero (gennaio 1962). Da gennaio 1947 fino al 1955 escono anche i supplementi mensili monotematici Travasissimo (il numero 41 del gennaio 1951 sarà sequestrato per una vignetta in ultima pagina che dileggiava la repressione dei celerini inviati dal ministro degli interni Scelba contro le manifestazioni operaie; verrà sostituito immediatamente da un numero 41bis in memoria dello scomparso Trilussa). Vamba (Luigi Bertelli), autore fortemente politico, repubblicano, anticlericale, crea diverse testate prima di concepire il Giornalino della Domenica, dove tra l'altro pubblicherà a puntate "Il Giornalino di Gianburrasca" (da lui stesso pupazzettato). Per la nostra ricostruzione storica deve essere ancora citata almeno una testata, Numero. Nasce con il numero 2 dell'anno 2°, a Torino, il 4 gennaio 1914 (fingendo già esaurito un primo numero in realtà mai esistito, così come aveva fatto il Guerin Meschino), creato dal giornalista Nino Caimi, da Pitigrilli (Dino Segre) e da Golia (Eugenio Colmo) con un capitale di 53 mila lire. Tra le firme della nuova testata troviamo un giovanissino Sto (Sergio Tofano), con tavole molto raffinate, Bruno Angoletta, Guido Moroni-Celsi (proveniente da Ma chi è?, una testata satirica napoletana durata dal 1904 al 1911 e quasi interamente confluita in Numero) e tanti altri autori importanti. Dopo la guerra incontra la crisi, come molte altre testate, e finisce, sembra, nel 1922. A questo punto bisognerebbe parlare ancora di 420, Settebello, Bertoldo, Marc'Aurelio, Becco Giallo... ma intanto la storia del fumetto è già iniziata. Nelle redazioni delle testate satiriche e umoristiche nascono le prime pubblicazioni per bambini, e ritroveremo in calce ai fumetti molte delle firme già incontrate sui fogli satirici e umoristici.
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