Yorick figlio di YorickNasce a Livorno il 15 novembre 1836. Di famiglia napoletana (il padre, Giuseppe Coccoluto-Ferrigni è commerciante industriale), viene registrato come Piero Francesco Leopoldo. Ben istruito in casa da validi istitutori, a tre anni sa già leggere e a tredici viene messo nel celebre Collegio di Santa Caterina, a Pisa. Dimostra fin da piccolo una memoria miracolosa. A quindici anni e mezzo, su licenza granducale per la giovane età, supera l'esame d'ammissione all'Università di Pisa e i due esami del baccellierato; poi a Siena segue i corsi di legge, laureandosi nel 1857.Già dal 1854 comincia a scrivere corrispondenze per i giornali di Firenze, a partire da La scaramuccia (diretto da Carlo Lorenzini), poi per l'Arte (foglio teatrale di Giacomo Servadio) e, dal 1856, per La lente di Cesare Tellini (dove firma per la prima volta con lo pseudonimo di Yorick, prendendo il nome dal personaggio dell'"Amleto" di Shakespeare. Tempo dopo, conoscendo il "Viaggio sentimentale" e "La vita di Tristano Sandy" di Lorenzo Sterne (che si firma Yorick), decide di modificare il suo pseudonimo in Yorick figlio di Yorick, che manterrà per sempre. Si trasferisce a Firenze e fa pratica legale, avvocato anche in cause importanti. Qui fa amicizia con Celestino Bianchi, direttore dello Spettatore: "Ero giovane - scriverà - ero un po' bollente di spiriti liberali, ero un po' mordace nello scrivere e più d'una volta, ai tempi del granduca, ho compromesso i giornali ai quali davo la mia prosa. Ma ero a buona scuola, e imparai presto a saper dire tutto quello che volevo senza compromettere nessuno".
Stando con Bianchi, avvicina e conosce tutti gli uomini più importanti del partito liberale, che preparava il cambiamento politico in Toscana, la guerra all'Austria e l'unione al Piemonte: il barone Bettino Ricasoli, il marchese Ferdinando Bartolomei, l'avvocato Vincenzo Salvagnoli, il poeta Emilio Frullani e altri. Ferrigni viene incaricato principalmente di preparare i bollettini clandestini e molti articoli politici nei giornali non toscani. Fa la sua parte nella giornata del 27 aprile 1859, quando viene cacciato da Firenze il granduca, e la notte stessa parte per Siena e Grosseto in qualità di segretario dell'avvocato Piero Puccioni, commissario straordinario delle due province; al ritorno viene nominato segretario aggiunto al Ministero della guerra, senza stipendio, partendo poi volontario nel 5° corpo dell'esercito franco-italiano con il grado di sottotenente di fanteria, ufficiale d'ordinanza nella seconda brigata, diventando presto segretario particolare del generale Ulloa ed entrando a far parte dello Stato Maggiore. Dopo la Pace di Villafranca, partito Ulloa, il Corpo toscano ha come comandante il generale Giuseppe Garibaldi, che viene a raggiungerlo a Modena e, trovatovi Ferrigni, lo conferma come segretario particolare; finché insieme da Rimini vanno a Torino, dove Garibaldi dà le dimissioni e si ritira a Caprera, mentre Ferrigni resta qualche tempo nella capitale del regno per assolvere una missione confidenziale di Garibaldi presso il re Vittorio Emanuele. Lasciato l'esercito, ritorna a casa per riprendere gli studi, ma li interrompe poco dopo per seguire nuovamente Garibaldi nella spedizione in Sicilia: qui viene ferito nella battaglia di Milazzo, a fianco del colonnello Malenchini, meritando la citazione all'ordine del giorno, il grado di capitano di Stato Maggiore e, più tardi, la medaglia al valor militare. Dopo la presa di Gaeta lascia il servizio e torna a studiare e a scrivere. Intanto sono trascorsi sette anni dalla laurea, distolto dagli eventi, quando nel 1864 finalmente riesce a dare l'esame di avvocatura: supera, ricorrendo al colonnello Malenchini (il quale, deputato, presenta un'interpellanza in Parlamento), le difficoltà avanzate dal presidente della Corte d'appello per il troppo tempo trascorso, e finalmente è avvocato. Nell'agosto dello stesso anno si sposa (avrà due figli). Quando nel 1870 appare a Firenze il Fanfulla, una testata importantissima e innovativa nel panorama giornalistico italiano e (come ricorda Luigi Lodi in "Giornalisti"), egli è tra i fondatori, diventando una delle firme più prestigiose e amate. Collabora inoltre con il Giornale Napoletano, la Nuova Antologia, scrivendo in francese come appendicista drammatico per l'Indipéndence Italienne e in tedesco per la Neue Freie Presse di Vienna (dove è giurato all'Esposizione universale del 1873) e per l'Italia. Si leggerà in una sua biografia del 1878: Il Ferrigni scrisse con una facilità e versatilità prodigiosa, passando dal serio al faceto, dal bozzetto all'arringa, dalla rassegna teatrale alla monografia scientifica, dalla corrispondenza alla relazione ufficiale, impadronendosi con una prontezza incredibile de' soggeti più astrusi o più diversi dall'ordine generale de' suoi studi. Quando vi fu in Firenze il Congresso internazionale medico, La Nazione pubblicò rendiconti così esatti, così estesi, così ben ragionati, che si credettero lavoro di qualche medico competentissimo; erano del Ferrigni. Sono pure opera sua molti Memoriali al Governo e al Parlamento nell'interesse della Camera di commercio ed arti di Livorno; un opuscolo intorno alla tassa di macinato, scritto per commissione del ministro delel Finanze e pubblicato dalla tipografia Barbèra in una sola edizione di 750.000 esemplari!; due monografie "La pesca del corallo" e "La pesca del pesce nel Regno d'Italia" [...]; una lunga monografia "Sui docks e magazzini generali della città di Livorno"; la traduzione e riduzione per le scene italiane di un vero diluvio di lavori francesi e spagnoli; un gran numero di opuscoletti; qualche centinaio di appendici drammatiche e di Bozzetti inseriti dal 1868 nel giornale La Nazione; molte centinaia d'articoli per la Gazzetta del popolo, uno de' quali è riuscito il prezioso libriccino "Il Re è morto" che fu poi stampato in più maniere a circa 125.000 esemplari... Quando l'ascesa (ininterrotta fino al 1876) e il successo del Fanfulla subiscono una battuta d'arresto e inizia il declino, legato agli eventi politici e a fratture tra la linea della testata e le scelte di molti importanti collaboratori, Jorick rimane per alcuni anni fedele, poi abbandona il Fanfulla e scrive (poco) per altre testate.Nel 1882, quando Giuseppe Garibaldi muore, scrive "Garibaldi non è morto!", un compianto messo in versi da Giovanni Colombini e pubblicato dai Successori Le Monnier. Segue a Roma l'amico conte Gioacchino Bastogi, divenuto deputato, e svolge di buon grado mansioni da segretario. Registra Luigi Lodi (op. cit.): "Assalito contemporaneamente da varie e pur gravissime malattie, mentre stava sul letto doloroso, scrisse una cartolina ad un amico in cui descriveva, scherzando, d'esser diventato bianco, rosso e verde, e finiva: =Viva l'Italia!=. Due giorni dopo moriva". Piero Ferrigni si spegne infatti nel 1895. Premio Yorick alla carriera In occasione dell'inaugurazione della stagione Giorni di Festa, ogni anno viene premiata una compagnia o maestri del teatro di figura. (vedi sito http://www.marionettegrilli.com/storia.htm)Opere
Edizioni postume:
La bibliografia è stata integrata con quella riportata da Colonnese. Sono da completare verifiche e confronti.
|