Casimiro TejaNasce a Torino (Italia) nel 1830.Per lungo tempo definito il "principe dei caricaturisti piemontesi", fra i protagonisti della locale Scapigliatura. Pochi sanno che si deve a lui la proverbiale imprecazione "Piove, governo ladro!", che, secondo il Dizionario Moderno di Panzini, appare per la prima volta nel 1861 in una sua vignetta nel giornale satirico Il Pasquino, da lui diretto, in occasione di una dimostrazione dei mazziniani fallita a causa della pioggia. La vignetta raffigura tre dimostranti che si riparano dalla pioggia sotto un ombrello e uno di loro esclama l'intramontabile protesta nazionalpopolare di cui s'è detto. Ancora a Teja si deve il soprannome di "Palamidone" (e cioè "lunga palandrana") che Giovanni Giolitti indossa suo malgrado come politico fra i più bersagliati nella storia della satira (un primato forse superato solo da Andreotti). Quando il 21 novembre 1848 a Torino esce Il fischietto, rivista liberale e cavouriana, fondata dal caricaturista Icilio Pedrone, Teja è tra i collaboratori, dietro la firma di Puff. È una stagione molto prolifica per la satira italiana: sempre a Torino esce il Don Pirlone, a Milano lo Spirito Folletto e a Napoli l'Arlecchino. Poi nel 1856, oltre all'Uomo di pietra, ancora a Torino il 27 gennaio nasce Pasquino, modello dei giornali satirico-umoristici italiani. Fondato da Giovanni Piacentini e Giuseppe Augusto Cesana, diventa la ribalta di Teja, che lo dirigerà fino all'ultimo giorno della sua vita. Frequenta le rinascenti logge massoniche torinesi, come del resto molti esponenti della sinistra liberale del calibro di Agostino Depretis e Francesco Crispi. Fra i suoi bersagli satirici, oltre ai politici, ci sono anche medici e farmacisti, ancora una volta accusati di proverbiale e secolare "ciarlataneria": per esempio, una sua vignetta intitolata "Congressomania" viene pubbicata in occasione di un importante congresso di farmacisti tenutosi a Vienna nel 1869, e raffigura un gruppo di tronfi e paludati speziali impegnati in un anacronistico dibattito su una siringona colossale. Anche un certo anticlericalismo abbastanza diffuso nel periodo caratterizza la sua attività satirica, com'è testimoniato da un volume edito dopo la sua scomparsa ("Vite dei Santi", Viarengo e Roux, Torino 1899), ricco di ben 281 sue caricature tratte da oltre quarant'anni di Pasquino dal 1856 al 1897. Teja non risparmia nemmeno i colleghi, come si vede nella pubblicazione-strenna del Fischietto "8 caricature di giornalisti" (1864), ogni pagina con una caricatura litografica di un giornalista e, in calce, un breve profilo satirico del bersagliato di turno (da Canuti della Gazzetta Ufficiale del Regno a Giacomo Dina de L'Opinione, a Giovanni Piacentini de La Gazzetta di Torino, a Paolo Emilio Nicoli del Corriere della Sera eccetera). È anche pittore e, per esempio, nel Museo del Risorgimento verrà conservato un suo quadro ove si vede, davanti a una farmacia, un capannello di paesani intorno a un carabiniere che legge un giornale con le ultime notizie dal fronte. Muore a Torino (Italia) nel 1897. A una via di Roma viene dato il suo nome, e non poche Associazioni Culturali sono intitolate Casimiro Teja. Le sue opere vengono conservate in molte importanti collezioni, fra le quali quella del Museo internazionale della caricatura di Tolentino, e la "Biennale della caricatura" di Vercelli inaugurava nel 1975 la sua prima edizione con un'antologica del caustico e infaticabile autore.
|