Appunti sulle origini e sulla storia del fumetto italianodi Luigi F. Bona(nuovo testo, aumentato, dal volume IL FUMETTO ITALIANO)1 | 2 | 3 | 4 | 5
Le nuvolette vengono dal mareGrandi autori mobilitati, belle pagine divertenti e ben disegnate, ma la nuvoletta con le parole stenta a mostrarsi. Il 17 dicembre 1932 arriva in edicola Jumbo, settimanale illustrato per ragazzi dai 7 ai 15 anni, edito a Milano da Lotario Vecchi, che per primo rinuncia alle didascalie in versi pubblicando i fumetti con i balloon originali. La rivista presenta produzioni dell'agenzia inglese Amalgamated Press (poi Fleetway), pur con qualche adattamento dettato dal momento politico italiano. Infatti un personaggio di William Booth diventa, grazie a qualche ritocco, Lucio l'avanguardista e partecipa ai festeggiamenti per l'anniversario della marcia su Roma! Il giornale termina la sua avventura editoriale con il numero 309 del 13 novembre 1938, e noi lo ricordiamo anche perché nelle sue pagine esordisce come autore di fumetti (pur avendo già pubblicato qualche poesia sul Corriere dei piccoli e alcuni romanzi di avventura sul Giornale di viaggi di Sonzogno) Gianluigi Bonelli, scrittore, sceneggiatore ed editore.Il fumetto d'avventuraIl nostro paese si era un po' perso l'età d'argento del fumetto, quella vasta produzione umoristica che aveva accompagnato gli anni dal 1895 al 1929, con le paginone a colori dei quotidiani (pensiamo al fantastico Little Nemo stampato in dimensioni da poster), appena percepita attraverso le tavole rimontate e private delle nuvolette nel Corriere dei piccoli. Gli ultimi scorci degli anni Venti danno la scossa al paese-guida dei comics, culminando con il crollo della Borsa del 1929 e tutte le relative conseguenze. La risposta del fumetto alla grande crisi è la nascita dei fumetti d'avventura: il primo è Buck Rogers (fantascienza) nell'agosto 1928 (anche Cino e Franco sono del 1928, ma la loro popolarità esploderà solo qualche anno dopo, quando le loro storie si sposteranno in Africa), poi Tarzan nel 1929. E l'inizio di quella che viene indicata come l'età d'oro: ricordiamo la nascita di Dick Tracy nel 1931, di Brick Bradford nel 1933, di Flash Gordon e Mandrake nel 1934, dell'Uomo Mascherato nel 1936, mentre anche le storie a fumetti di Topolino, nato per il cinema nel dicembre 1928, si fanno sempre più avventurose.Topolino sbarca in Italia con le sue prime strisce, create per i quotidiani statunitensi dal gennaio 1930, immediatamente: tra marzo e dicembre 1930 sono riproposte dall'Illustrazione del popolo, settimanale della Gazzetta del popolo di Torino. Due anni dopo, il 31 dicembre 1932, il fiorentino Giuseppe Nerbini (edicolante, giornalista, editore dalla fine dell'Ottocento sia di testi socialisti sia di pubblicazioni satiriche e popolari) dà alle stampe il primo numero della testata Topolino, 30.000 copie che presto arriveranno a 300.000. Non ha chiesto i diritti di riproduzione, e il personaggio è disegnato da autori italiani: immediatamente il rappresentante in Italia del potente King Features Syndicate, il commendator Guglielmo Emanuel (futuro direttore del Corriere della Sera) lo blocca, gli spiega che bisogna procedere in modo diverso, che esistono i copyright... e un accordo è presto raggiunto. Il giornale è diretto da Paolo Lorenzini, nipote di Collodi (anzi "Collodi nipote", come firma abitualmente), che lascerà presto la casa editrice in disaccordo con le scelte editoriali ritenendo poco educativi i fumetti americani (ma rivedrà in seguito la sua posizione). Alla scomparsa dell'editore, il 28 gennaio 1934, stroncato più dal dolore per la scomparsa violenta di un figlio che per malattia, la casa editrice fiorentina sarà diretta dal figlio Mario Nerbini, che realizza il grande progetto, già maturato con il padre, de L'avventuroso: è il 14 ottobre 1934. Da quel momento tutti i maggiori personaggi americani del KFS (King Features Syndicate), Gordon, Mandrake, l'Uomo Mascherato, Cino e Franco (che avevano già esordito su Topolino), Jim della giungla eccetera, saranno pubblicati sulle diverse testate nerbiniane, spesso ridisegnati da autori italiani come Lemmi e Giove Toppi. Intanto la testata Topolino (sempre rimasta proprietà Disney) passa in concessione all'editore Mondadori (ufficialmente dal n. 137 dell'11 agosto 1935), senza rimpianti da parte di Mario Nerbini, che crede soltanto nei personaggi avventurosi. Ma il fumetto italiano? Nerbini ha sempre puntato soprattutto sulla produzione statunitense, e avrà difficoltà a obbedire ai divieti del governo. Invece Mondadori, che si avvale dell'oculata opera di Antonio Rubino e soprattutto, in anni assai difficili, di Federico Pedrocchi, ospita sulle sue testate i più grandi autori italiani, dando loro il massimo rilievo. Basti citare, per tutti, il ciclo del dottor Faust con le sue splendide doppie pagine centrali! Con tutti i limiti imposti dal fascismo, soltanto Mondadori riesce a pubblicare comunque buone storie, con poche concessioni alle direttive del regime, al punto da continuarle dopo la guerra e da poterle ripubblicare in albo senza arrossire di vergogna. Di queste testate, al cuore del periodo bellico arriva solo Topolino, assorbendo L'avventuroso che aveva già inglobato Giungla; a sua volta cesserà le pubblicazioni strangolato e avvilito dalla censura di regime e dalla difficoltà di reperire la carta. Al giorno della Liberazione arriva quasi indenne soltanto il veterano Corriere dei piccoli, con i cassetti già pieni di tavole preparate per un paese finalmente libero. Dopoguerra a strisce e librettiNel 1948 nasce il formato "striscia", che segnerà l'editoria a fumetti italiana per quasi due decenni. Narra la leggenda che gli editori Bonelli, Casarotti e Torelli, non solo concorrenti ma anche amici, spesso si incontrino a pranzo o a cena per parlare di lavoro. Nel corso di queste conversazioni mettono le basi del nuovo formato, cioè albetti di trentadue pagine larghi 17 centimetri e alti 8, un grande cambiamento rispetto all'anteguerra e ai formati giganti di allora. Non solo manca la carta, e quella che si trova sul mercato costa carissima, ma questo nuovo formato permette di ricavare da un solo foglio-macchina tre albi diversi, con un notevole risparmio sui costi tipografici. Anche se l'inventore sembra sia stato Gino Casarotti della Dardo, l'esordio nel formato striscia spetta a Tristano Torelli con Il Piccolo Sceriffo, avventure scritte dallo stesso Torelli e disegnate da Dino Zuffi. L'albetto è il primo di una valanga di avventure in formato striscia, che diventa il preferito dagli editori per la praticità di stampa e per l'impostazione più semplice delle storie.Intanto i giornali e i formati grandi lasciano il posto ai libretti (Topolino, Monello, Intrepido, Cucciolo, eccetera) e nascono nuovi protagonisti editoriali. Se Pantera Bionda e altre splendide fanciulle devono castigarsi e infine scomparire sotto gli strali dell'opinione perbenista, trovano il loro spazio Bianconi, Caregaro (Alpe) e tanti altri. Straordinari anni SessantaLa produzione degli anni Cinquanta è povera di colpi di scena. Lentamente si va affermando l'importanza delle edizioni Bonelli con Tex e numerose altre testate, tutte preparate con molta cura e con storie avvincenti; la stampa cattolica si rafforza attorno a testate poco visibili ma solide (basti pensare a un Messaggero dei ragazzi). Eccezionale l'esperienza del Giorno dei ragazzi, una testata durata dodici anni allegata settimanalmente al quotidiano milanese Il giorno.Ma le vere svolte si hanno negli anni Sessanta. Nel dicembre 1962 nasce i primo dei fumetti neri: appare Diabolik, delle sorelle Angela e Luciana Giussani, simpatiche signore che per quasi quarant'anni inventeranno storie criminali, con modi gentili e un'aria innocente da ricordare le protagoniste di "Arsenico e vecchi merletti"! Tracciato il solco, seguiranno un'infinità di eroi "negativi", da Kriminal e Satanik (dell'accoppiata Magnus & Bunker) a Sadik, Jnfernal e via elencando. Nasce inoltre nel 1966 la prima eroina sexy, Isabella (disegnata da Sandro Angiolini), seguita da una valanga di testate più o meno spinte, palestra di autori anche molto bravi, come Manara e Frollo. Il 1965 vede il primo Salone del fumetto a Bordighera (si trasferirà, l'anno dopo, a Lucca) mentre in aprile appare in edicola Linus, prima rivista-contenitore del mondo; seguiranno Sgt. Kirk ed Eureka nel 1967, Sorry e Il Mago nel 1972, e tante altre fino a Comic Art nel 1984. Nel 1966 appaiono anche le prime edizioni amatoriali, con Comics Club 104, di Paolo Sala e Alfredo Castelli. Il fumetto esce così dal ghetto, si comincia ad affermare il concetto di fumetto d'autore. Ormai il mercato è aperto a tutte le esperienze, nessuno si vergognerà più di quel giornalino infilato sotto il braccio...
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