Guglielmo EmanuelNasce a Napoli (Italia) il 27 aprile 1879. Figlio del popolare attore piemontese Giovanni Emanuel e di Vittorina Nebuloni, Si laurea in chimica e comincia a lavorare come assistente all'Università di Torino; rimane orfano del padre, colpito da una grave malattia polmonare, nel 1902. Si dedica attivamente al giornalismo ed esordisce sul quotidiano di Torino La Stampa, ma nel gennaio 1906 passa al<Corriere della Sera, il quotidiano milanese fondato e diretto da Luigi Albertini. Corrispondente da Londra, è anche inviato speciale durante la guerra italo-turca. Nel frattempo pubblica con Enrico Cavacchioli "Zingari: due episodi", libretto d'opera per la musica di Ruggero Leoncavallo (Sonzogno, 1912).Chiamato alle armi durante la Prima guerra mondiale, sottotenente del Genio, lavora nell'ufficio bollettini e comunicati del Comando supremo. Dopo il congedo riprende l'attività di corrispondente da Londra, finché nel 1920 viene chiamato a Roma per sostituire Giovanni Amendola; svolge questo suo lavoro fino al 30 novembre 1925, quando si dimette, insieme ad altri autorevoli colleghi, per solidarietà con lo storico direttore cacciato dal regime fascista. Dal febbraio 1927 al 1929 è ammonito dal regime "perché ritenuto pericoloso per l'ordine nazionale dello Stato" (come come noterà Paola Caridi nel "Dizionario biografico degli italiani", Treccani). Sposato con Nelly Capocci, senza entrate se non il proprio lavoro, deve utilizzare al meglio le proprie capacità di muoversi con interlocutori internazionali. Così durante il Ventennio dirige l'ufficio italiano dell'agenzia statunitense International News Service e della britannica Daily News. Tra le rappresentanze principali vanno indicati il King Features Syndicate e la Walt Disney. Mantiene personalmente i rapporti con i maggiori editori italiani del periodo, da Mario Nerbini a Lotario Vecchi (SAEV) e ad Arnoldo Mondadori. La sua corrispondenza, con le lettere autografe dei suoi interlocutori (compresi quindi Paolo Lorenzini, Federico Pedrocchi, Cesare Civita eccetera) è conservata dalla Fondazione Franco Fossati (fondo Fossati). Liberale e convinto antifascista, dopo la Liberazione ritorna al giornalismo e dirige per nove mesi Il Giornale di Napoli, fino all'agosto 1946, lasciandolo perché chiamato a dirigere il Corriere della sera (dal 1946 al 1952). Amante della pittura, espone nell'aprile 1957 al Circolo della stampa di Napoli, ma anche a Milano, Roma e Oslo. Muore, a 86 anni, a Roma (Italia) il 17 giugno 1965.
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