Luigi LodiNasce a Crevalcore (Bologna) il 2 settembre 1856. Figlio di un medico condotto, Filippo Lodi, e di Luigia Marti, mentre è ancora al liceo collabora con il giornale bolognese La voce del popolo, diretto dal garibaldino e fervente repubblicano Francesco Pais-Serra. Con lo stesso giornale collabora Giosuè Carducci, docente all'Università di Bologna (dove Lodi si laureerà in Lettere e Giurisprudenza) e tra i due si stabilisce un rapporto di stima e amicizia.Nel 1877 comincia a collaborare con la rivista di letteratura, filologia e storia Pagine sparse (poi Preludio). Carducci gli attribuirà il merito di avergli suggerito l'ode alla Regina Margherita nel 1878, per la visita dei sovrani alla città. Nel 1881 fonda, con Luigi Illica e l'avvocato Barbanti-Brodano, il quotidiano Don Chisciotte, e Carducci ne scrive il programma. Tuttavia, nonostante il favore incontrato in ampi settori politici e culturali bolognesi, il giornale bolognese ha vita economicamente travagliata. Nel 1882 offre invano a Carducci la direzione del Fanfulla della domenica, dopo l'abbandono di Ferdinando Martini. Nel 1883 cerca lavoro lontano da Bologna, dove non si riconosce più nel nuovo assetto politico. L'amico Carducci lo propone a Luigi Arnaldo Vassallo, che a Roma dirige il quotidiano Capitan Fracassa, e a Federico Napoli, comproprietario della testata. Mentre aspettano un riscontro, nel giugno del 1883 l'editore romano Angelo Sommaruga, che lo conosce da tempo, offre a Luigi Lodi l'incarico di redattore capo de La Domenica letteraria ed egli accetta. Il compito non è facile per la concorrenza diretta con Cronaca bizantina, edita per di più dallo stesso Sommaruga, ma viene condotto con abilità. Nell'estate del 1883 arriva anche la risposta positiva del Capitan Fracassa, al culmine del suo successo con 20.000 copie di diffusione. La cura redazionale, ben calibrata, sostiene un'opposizione di sinistra al governo Depretis, accusato di trasformismo (il termine per indicare questa forma di malcostume politico viene coniato appositamente in questi anni) gode inoltre di un'importante novità, l'illustrazione della cronaca con caricature e vignette, "pupazzetti" abilmente xilografati da Vassallo [Gandolin]. Entra dunque in questa redazione adottando lo pseudonimo Il Saraceno, che poi manterrà sempre. Nel dicembre del 1887, con Luigi Arnaldo Vassallo, Luigi Bertelli [Vamba], Ugo Fleres, Emilio Faelli e Cesare Pascarella fonda il nuovo giornale Don Chisciotte della Mancia, di cui viene nominato direttore. Al suo fianco è la moglie Olga Ossani [Febea] (ispiratrice al D'Annunzio il personaggio di Elena Muti nel romanzo "Il piacere"), con la quale condividerà ogni impegno giornalistico e politico. Il nuovo quotidiano resiste e oppone critiche alla deriva governativa autoritaria dettata da Francesco Crispi e presto mostra simpatia per il radicale Felice Cavallotti, che si batte con impegno in difesa della legalità, prendendo posizione contro il crescente impegno coloniale italiano in Africa e chiedendo di investire in altro modo i fondi per le spese militari. Quando scoprono le manovre di Crispi per comprare e controllare il giornale, Lodi e i suoi amici ne escono per difendere la loro indipendenza. Il 5 maggio 1892 dà vita a Il Torneo, che dura pochi mesi, e nel gennaio 1893 pubblica con la moglie il settimanale culturale La nuova Rassegna, palestra che offre spazio inedito a diversi autori, tra i quali Gabriele D'Annunzio, che vi pubblica la novella "Il primogenito" (che anticipa "Il trionfo della morte"), e il giovane economista Francesco Saverio Nitti. Il 15 ottobre 1893 riesce a concretizzare il progetto di un nuovo quotidiano, Il Don Chisciotte di Roma, in pieno scandalo della Banca Romana. Crispi, succeduto a Giolitti, ignora la richiesta di trasparenza e di limpidezza morale che si sta diffondendo nel Paese, quindi il giornale schiera ancora una volta le sue firme a sostegno di Felice Cavallotti a difesa della democrazia parlamentare. Quando il Carducci difende Crispi anche in modo plateale, Lodi mantiene coerentemente la sua posizione, sacrificando anche l'antico rapporto di amicizia con Carducci. L'ira del poeta per le critiche del giornale si traducono in reazioni piuttosto scomposte e sempre più dure, traducendosi in una rottura irreparabile che, comunque, rafforza il quotidiano di Luigi Lodi. Al punto che il 10 dicembre 1899 si fonde con Il Fanfulla e dà origine a Il Giorno "giornale quotidiano politico a colori". Il nuovo quotidiano, che introduce (almeno inizialmente) la stampa a colori di alcune pagine e continua ad avvalersi della collaborazione di firme come D'Annunzio, si dichiara liberale, sostiene la svolta politica prospettata da Giolitti e sembra decollare sotto i migliori auspici, ma il 31 dicembre 1900 annuncia la fusione con La Tribuna, diretta dal senatore Luigi Roux, probabilmente per evitare una disastrosa concorrenza tra due testate simili. Il 15 ottobre 1905 fonda ancora un quotidiano, La Vita, poi acquistato da esponenti radicali. Sempre su posizioni radicali, sostenitore di uno Stato laico e della separazione tra Stato e Chiesa, si batte contro l'ingerenza della Chiesa e l'insegnamento della religione nelle scuole elementari, per la precedenza del matrimonio civile su quello religioso, per il diritto al divorzio, per il voto alle donne (di cui è promotrice la moglie Olga Ossani). Tutte scelte troppo avanzate, per le quali l'Italia degli anni Dieci non è certamente pronta (alcune ancora irrealizzate un secolo dopo), che si rivelano quindi punitive per la testata giornalistica. Quando si prospetta la Prima guerra mondiale, La Vita assume una posizione neutralista, ma Luigi Lodi, in crisi, nel 1914 l'abbandona. Collabora poi con il Giornale d'Italia e ritiene che il fascismo sia una forza nuova e giovane, un movimento vergine di tutti gli sbagli precedenti e forse in grado di riportare il Paese a un governo moderato e non compromesso con il passato. Non trarrà vantaggi personali ma neppure otterrà risultati, ritrovandosi alla fine isolato e dimenticato. Nel 1930 dà alle stampe per l'editore barese Giuseppe Laterza il volume "Giornalisti" (dove racconta: il Carducci giornalista, Yorik, Luigi Cesana, Gandolin, Fortis - Moneta - Torelli, Attilio Luzzatto, Edoardo Scarfoglio, Leonida Bissolati, Ferruccio Macola, Matilde Serao, Carletta, Luigi Albertini, Vincenzo Morello, Alberto Bergamini, Vamba, Maggiorino Ferraris, Eugenio Checchi, Sobrero il "Corispondente", da Barzini a..., Luigi Luzzatti, Benito Mussolini, Ugo Ojetti, Mario Missiroli, Pier Giulio Breschi, Giuseppe Bottai, Curzio Malaparte). Dopo una lunga malattia, a 76 anni muore a Roma (Italia) il 22 febbraio 1933. La moglie, che l'ha assistito
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