Ernesto Teodoro MonetaNasce a Milano (Italia) il 20 settembre 1833. Di antica e potente famiglia milanese, il padre Carlo Aurelio aveva ereditato una solida posizione economica, proveniente da suo nonno Giuseppe Moneta, primo industriale moderno di sapone e soda. Trascorre la fanciullezza in campagna, nelle ville di Missaglia. Affascinato fin dall'adolescenza dalle lotte per l'indipendenza dall'Austria, quindicenne è già sulle barricate delle Cinque Giornate di Milano, con il padre e i fratelli.Nel 1852 è all'Università di Pavia per studiare scienze politiche, ma presto abbandona gli studi, per partecipare alle lotte risorgimentali. Alla fine del 1875 si sposa con Ersilia Caglio, e avranno due figli, Luigi ed Emilio. Massone attivo nelle logge ambrosiane, fervente patriota, partecipa agli eventi bellici del Risorgimento: dal 1848 al 1866 si impegna nella lotta per l'indipendenza e l'unità italiana. Dopo gli studi alla Scuola militare di Ivrea, nel 1860 partecipa alla spedizione dei Mille con Garibaldi e nel 1866 alla sfortunata battaglia di Custoza (1866) come capo di Stato maggiore del generale Sirtori durante la Terza guerra d'indipendenza. Deluso, lascia la carriera militare per dedicarsi alla politica e al giornalismo: dal 1867 al 1895 dirige il quotidiano Il Secolo, fondato da Edoardo Sonzogno nel 1866 ma poi acquistato da suoi amici. Cattolico praticante, non esita a indicare nel Vaticano un grave ostacolo all'unificazione italiana. Sulle orme di Federico Passy e Hodgson Pratt, nel 1878 costituisce la Lega di Libertà, Fratellanza e Pace, primo timido tentativo di organizzazione pacifista. Nel 1887 appoggia la costituzione dell'Unione lombarda per la pace e l'arbitrato internazionale e infine la Società per la pace e la giustizia internazionale. Nel mese di maggio 1889, a Roma, in concomitanza con l'esposizione universale di Parigi, è primo relatore al 1° Congresso Mondiale della Pace (con la partecipazione di 37 comitati e associazioni). Nel 1895 rappresenta l'Italia all'International Peace Bureau e nel 1890 comincia a pubblicare annualmente un "Almanacco della pace" (poi "Almanacco Pro Pace"), raggiungendo una diffusione di 40.000 copie. Nel 1898 fonda la rivista quindicinale La vita internazionale, che tra molte difficoltà - soprattutto con la censura - dirigerà dal n. 1 del 5 gennaio 1898 ai suoi ultimi giorni del 1918. Attorno al 1900 viene colpito da glaucoma, e gli interventi agli occhi gli eviteranno a malapena di diventare cieco. Pubblica i quattro volumi di "Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo XIX" (nel 1903, 1904, 1906 e 1910). Nel frattempo, nel 1906 all'Esposizione universale di Milano fa costruire un Padiglione per la pace e presiede il 15° Congresso internazionale sulla Pace e nel 1907 gli viene conferito il Premio Nobel per la Pace, unico italiano a vedersi assegnare questo riconoscimento, insieme al francese Louis Renault. In contraddizione con le sue convinzioni e la sua opera, si esprime a favore dell'intervento colonialista in Libia nel 1912 e si pronuncerà per l'entrata in guerra contro l'Austria nel 1915. Vive gli ultimi anni nella sua villa in campagna, a Missaglia (Lecco, Italia). Colpito da polmonite, muore a 84 anni a Milano (Italia) il 10 febbraio 1918, e viene sepolto nella tomba di famiglia a Missaglia. Nel 1925 a Milano, nei giardini pubblici di Porta Venezia, gli viene eretto dagli amici un monumento, a ricordo del "garibaldino, pensatore, pubblicista, apostolo della pace fra libere genti". Il 5 maggio 1937, il prefetto di Milano verifica che "la Società per la Giustizia Internazionale, con sede in via Borgonuovo 4, svolge attività contrastante con le direttive del Regime e contraria quindi agli ordinamenti politici costituiti dello Stato" e ne decreta lo scioglimento, con sequestro dei beni e riserva di loro destinazione. Il 24 luglio 1945, dopo la Liberazione, il nuovo prefetto revoca la disposizione del regime fascista. Il grande patrimonio di libri, riviste e documenti, con la preziosa corrispondenza autografa e gli archivi, a lungo conservati in uno spazio comunale vicino al Tribunale vigilato da un custode e liberamente accessibili al pubblico, negli anni Settanta è sfrattato dal Comune di Milano e posto in salvo a Missaglia (Lecco, Italia) dagli eredi Moneta.
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