In questo periodo l'Italia si ferma ogni domenica, all'una del pomeriggio, per seguire alla radio una nuova puntata de "I quattro moschettieri", una trasmissione di Nizza e Morbelli pubblicitaria dei prodotti Perugina-Buitoni; Bioletto propone ad Angelo Nizza, giornalista del suo stesso giornale, di fare figurine e cartoline che raffigurassero i personaggi della storia, da infilare nei prodotti. Una settimana dopo arriva il benestare della Buitoni, e quando le famose figurine arrivano sul mercato scoppia il finimondo, il successo è enorme, oltre qualsiasi previsione: la caccia alle figurine diventa frenetica in tutto il Paese, soprattutto a quelle ritenute più rare, come "il feroce Saladino" e "la donna fatale" (caricatura di Greta Garbo). La storia viene trasposta anche in un libro, naturalmente illustrato da Bioletto, che viene posto tra i premi del concorso abbinato alle figurine, ed ha altrettanto successo. Segue allora un nuovo ciclo di trasmissioni, con un nuovo album di figurine e un nuovo libro, e il successo è sempre enorme. Un artista reso così popolare non può non essere coinvolto nell'espansione della Mondadori, che nel 1939 a Topolino affianca Paperino, compra l'Audace dall'editore Vecchi e decide di potenziare le testate con storie nuove illustrate dai migliori autori sul mercato: Albertarelli, Molino, Canale, Moroni-Celsi, Caprioli, Gustavino. A capo di tutte le redazioni dei settimanali mondadoriani per ragazzi è Federico Pedrocchi. Bioletto accetta di collaborare, ed esordisce con una riduzione del "Don Chisciotte" su testi dello stesso Pedrocchi e successivamente di Mellini, una storia disegnata a Parigi mentre è in trattative per una produzione dei "Quattro moschettieri" in Francia. Tutti i progetti saltano per lo scoppio della guerra. Bioletto si lascia coinvolgere dal grande progetto de "La Rosa di Bagdad", il primo lungometraggio a disegni animati italiano, coinvolto da Pedrocchi che è nella produzione. Ma la realizzazione del film va per le lunghe, e i due amici alla fine l'abbandonano per una nuova avventura editoriale, con la neonata Carroccio. I molti programmi sono drammaticamente interrotti dalla morte improvvisa di Federico Pedrocchi, e Bioletto, per una sorta di solidarietà, smette di collaborare con la Carroccio, riprendendo l'attività giornalistica con diverse testate. Nel 1948 tuttavia ritorna al fumetto per disegnare una storia disneyana, "Topolino e il Cobra Bianco", in coppia con Guido Martina. L'esperienza è positiva, realizzano altre storie, fino a cimentarsi nel progetto più ambizioso: "L'Inferno di Topolino", con testi in rima, capostipite del filone parodistico italo-disneyano. Il successo è grande e quella storia, pubblicata in Topolino nel nuovo formato libretto, è ancora oggi tra le più famose. Tuttavia Bioletto preferisce lasciare il fumetto per l'illustrazione di libri per ragazzi, giudicata meno faticosa e più remunerativa, anche se anni dopo si dichiarerà in fondo dispiaciuto della propria scelta. Il grande artista muore nel 1987.
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