Le origini
Nell'ultimo scorcio del secolo XVIII nascono le prime scuole di disegno: Manuel Belgrano fonda l'Academia Nacional de Dibujo nel 1799, mentre altre scuole sono aperte dall'italiano Angelo Campone e dallo spagnolo José Salas. Nel frattempo nasce anche la stampa d'informazione: il Telegrafo mercantil, è la prima testata edita a Buenos Aires e vede la luce il 1° aprile 1801.
I primi anni del nuovo secolo vedono l'Argentina battersi per l'indipendenza (proclamata nel 1816) dalla Spagna. Durante la guerra le due parti diffondono fogli volanti con versi sarcastici e caricature: i vari personaggi avversari sono generalmente raffigurati con corpo d'animale, non parlano ancora con le nuvolette ma spesso le parole escono dalla bocca. Il disegno come strumento di divulgazione assume una notevole importanza per il grande numero di analfabeti.
Francisco Castañeda
Intorno al 1820 anche il frate francescano Francisco de Paula Castañeda diventa editore di diversi ed effimeri periodici satirico-politici e fonda una scuola di disegno nei chiostri del suo convento. In un certo senso, è uno degli inventori del "quarto potere" (la stampa). Come ha scritto lo storico Adolfo Saldias, "soprattutto per lui e contro di lui si promulgarono leggi sulla libertà di stampa rimaste poi in vigore oltre sessant'anni". Nel Suplemento al Argos n. 14 dell'8 marzo 1824, sotto al testo di un proclama del generale Pedro Antonio de Olañeta al popolo del Perù, il terribile frate pubblica l'eloquente disegno di una testa di somaro che raglia "¡Viva el rey!": è la prima caricatura politica argentina.
Il ginevrino César Hipólito Bacle, che nel 1828 aveva installato una tipografia a Buenos Aires stampando tra l'altro una serie di vignette umoristiche e caricaturali, nell'aprile del 1835 fonda El Museo Americano, il primo periodico illustrato argentino.
Nel 1839 alcuni fuorusciti pubblicano a Montevideo, in Uruguay, due periodici contro il governo di Rosas: El Grito Arjentino e un più esplicito Muera Rosas. Proprio perché vogliono rivolgersi anche al pubblico meno istruito, pubblicano numerose vignette e caricature, con lo scopo di rendere i messaggi più facilmente comprensibili.
Dal 1852, con la caduta di Rosas e il rientro degli intellettuali fuorusciti, si moltiplicano i periodici satirici e politici - tra questi possiamo citare El trueno, El diablo en Buenos Aires, El chismoso e La bruja - spesso di vita effimera e in genere impegnati in diatribe tra loro, polemicissimi, in equilibrio sul filo del codice e sovente oltre i limiti del buon gusto.
El mosquito
Il 24 maggio 1863 appare il primo numero di El mosquito (la zanzara), un "periodico satirico-burlesco" con caricature politiche d'attualità, edito dal caricaturista francese Henri Meyer e soci. La tiratura oscillava tra le 1500 e le 2000 copie. Il numero 277 del 1868 ha in copertina il primo disegno del caricaturista parigino ventiduenne Enrique Stein, da quel momento firma di punta del periodico, direttore dal 1872 e proprietario dal 1875. Stein chiuderà la testata con il numero 1580 del 16 luglio 1893, deluso e depresso dai più recenti sviluppi della vita politica, aprirà una piccola libreria e non disegnerà più fino alla morte, avvenuta a Buenos Aires il 17 gennaio 1919. "Apicultore frustrato - annota E.M.S. Danero - in tutti i casi pensava che gli uomini, per loro natura, dimenticano presto le dolcezze, ma in compenso si ricordano del pungiglione". Al di là dell'importanza di El mosquito per la storia dell'umorismo e della satira, noi ricorderemo che sulle sue pagine erano apparse anche le prime sequenze di immagini - di soggetto politico - in modo da raccontare una vera e propria storia: il fumetto aveva mosso così i primi passi anche nella terra del "fiume dell'argento".
Caras y Caretas
Nel 1883 lo spagnolo Eduardo Sojo (alias Demócrito) fonda il Don Quijote, dove appariranno regolarmente le prime strisce politiche di Manuel Mayol (alias Heraclito) e, dal 1886, quelle di José Maria Cao (alias Demócrito II). La testata vivrà vent'anni, fino al 1903.
Nel 1898 lo spagnolo Eustaquio Pellicer (che riprendeva così una testata che aveva già edito nel 1890 a Montevideo), Bartolomé Mitre (figlio omonimo dell'ex presidente della Repubblica Argentina), e il caricaturista Manuel Mayol danno vita a Caras y Caretas, "semanario festivo, literario, artístico y de actualidades", una delle pubblicazioni argentine più importanti. Mitre abbandona subito l'impresa e già dal secondo numero la rivista è diretta dal giornalista José S. Alvarez, che firma i suoi pezzi con lo pseudonimo di Fray Mocho; Pellicer preferisce non mostrarsi troppo perché all'epoca gli spagnoli non sono visti troppo di buon occhio, avendo rifiutato l'indipendenza a Cuba. Sin dall'inizio la rivista rivela un grande interesse per la caricatura, la satira e, in un secondo momento, per il fumetto. Oltre al già ricordato Mayol, troviamo tra i collaboratori i migliori disegnatori argentini dell'epoca: José Maria Cao, Aurelio Giménez, Diógenes Taborda (lontano parente di Copi) e Villalobos. Su questa gloriosa e famosa rivista, che durerà fino alla fine degli anni Trenta, già nel 1898 sono pubblicate vignette e tavole pubblicitarie a fumetti.
Nel 1904 Eustaquio Pellicer fonda PBT, settimanale "para niños de 6 a 80 años", con strisce e tavole umoristiche. Nasce nello stesso anno anche Pulgarcito, con caratteristiche simili.
Tit-Bits vede la luce nel 1909, voluto dell'editore Manuel Lainez e da Rodolfo de Puga, che pubblicano per i primi anni quasi esclusivamente materiale di origine inglese.
Nel 1912 incominciano ad apparire su Caras y Caretas i primi personaggi fissi a fumetti. Las aventuras de Viruta y Chicharrón di Manuel Redondo, pagina a fumetti "para los niños". rievoca un po' troppo visibilmente il Fortunello (Happy Hooligan) di Federick Burr Opper, ma le tavole a colori sono molto belle e compaiono le caratteristiche nuvolette dei fumetti. L'anno successivo prende il via Sarrasqueta, sempre di Redondo: il personaggio è un immigrato spagnolo sempre desideroso di ben figurare in società, che osserva con un po' di disprezzo i fatti quotidiani e le mode. Redondo continuerà le due serie sino alla morte, avvenuta nel 1925. Gli sfortunati Viruta y Chicharrón sono i primi personaggi popolari del fumetto a essere utilizzati anche dalla pubblicità, in Argentina.
Eustaquio Pellicer abbandona Caras y Caretas nel 1913 e fonda Fray Mocho.
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