Vasco GranjaNasce a Lisbona (Portogallo) il 10 luglio 1925. Appassionato di cinema, a sedici anni è assunto come secondo assistente di fotografia per le riprese di "A Noiva do Brasil" (regia di Santos Neves), una meravigliosa esperienza di quattro mesi.Viene assunto in quella che definirà la sua "università", una tabaccheria dove passano scrittori, poeti e attori; sono anche gli anni in cui maturano le sue convinzioni politiche. La passione per il cinema lo impegna nel cineclub Imagem, dove negli anni Cinquanta assume un ruolo sempre più importante e direttivo, cominciando a scrivere anche per il bollettino dell'associazione. Nel 1952 si sposa con Maria Inácia Roque. Comincia a scrivere per giornali imprtanti, e nel frattempo lavora clandestinamente per il Partito Comunista. Viene incarcerato per la prima volta nel novembre del 1954, per questioni connesse al visto di censura di un film. Gli esperimenti del canadese Norman McLaren gli rivelano le possibilità del cinema d'animazione e comincia a scriverne nel 1958. Nel 1960 è ad Annecy, al terzo festival di Cinema d'Animazione (che nelle due edizioni precedenti si era tenuto a Cannes, parallelamente a quello del Cinema) e comincia una intensa attività di scambio di informazioni e di rapporti a livello internazionale. Si trasferisce a lavorare alla Livraria Bertrand, diretta dal proprietario Carlos Ribeiro, dove resterà per molto tempo; già dal gennaio 1962 dirige la rivista Horóscopo. Nel 1963 viene nuovamente incarcerato, questa volta con l'accusa grave di attività sovversiva contro la sicurezza dello Stato, e condannato a 18 mesi di prigione. Torna libero nel maggio 1965. Dal mondo del cinema e dell'animazione gli giungono segnali del risveglio di un altro medium, il fumetto. Il quotidiano Diário popular del 19 novembre 1966 pubblica un suo articolo intitolato "O Mundo Maravilhoso da Banda Desenhada", dove per la prima volta introduce l'espressione francofona (bande dessinée, striscia disegnata) nella lingua portoghese. A Parigi stringe rapporti con la Socerlid (Société civile d'etudes et de recherchesdes littératures dessinées) ed entra nell'organizzazione della rivista Phénix diretta da Claude Moliterni. Rappresenta così il Portogallo anche a Lucca (Italia) al Salone internazionale dei comics e del cinema d'animazione. Intanto aumenta la sua produzione di articoli sul fumetto in patria, scrivendo su quotidiani e periodici. Inizia soprattutto una collaborazione continuativa con il nuovo settimanale Tintin, coeditato da Ibis e Bertrand con Dinis Machado come redattore capo. Il maestro del fumetto portoghese José Ruy ricorderà che in questo periodo Granja introduce per la prima volta l'espressione "banda desenhada" (striscia disegnata), mediata dal francese "bande dessinée", per indicare il fumetto: fino a questo momento in Portogallo si erano usate le espressioni "histórias em quadrinhos" o più semplicemente "quadrinhos". Sul nuovo periodico tiene una rubrica fissa di notizie sul fumetto da tutto il mondo, dove mette a frutto il fitto scambio con amici e testate dei diversi paesi. Nell'ultimo periodo di pubblicazione assumerà anche la direzione del settimanale. Il 25 aprile 1974 il Portogallo si libera del regime in modo nonviolento e tranquillo, una "rivoluzione dei garofani". A ottobre al Salone di Lucca il lunghissimo applauso del pubblico alla serata delle premiazioni saluta Vasco Granja come rappresentante del popolo portoghese: tutti conoscono il suo impegno politico e la sua coerenza, e gli rendono omaggio. Nel 1974 comincia a collaborare con la Radiotelevisione portoghese per realizzare programmi di grande popolarità con film d'animazione: un'attività che continuerà per i 14 anni seguenti. La sua fede politica non gli impedisce di far conoscere, tra i capolavori animati dei paesi dell'Est europeo, anche cortometraggi come l'antitotalitario "La mano" (1965) del maestro cecoslovacco Jiri Trnka vietato nel suo paese. Nel 1974 e 1975 partecipa alle riunioni della Socerlid per un nuovo salone del fumetto ad Angoulême. L'attività prosegue per diversi anni, anche se la crisi di alcuni saloni e personali motivi di salute riducono la sua operatività almeno entro i confini. La quantità di materiale prezioso, portoghese e internazionale, raccolta in tanti anni va a costituire la base del Museo del fumetto di Amadora (in prossimità di Lisbona), che diventerà la realtà più importante nel Paese per quanto riguarda il fumetto e l'animazione. Problemi sempre più gravi di salute rendono impossibile anche agli amici di antica data di vederlo e parlargli, mentre il mondo del fumetto portoghese gli rende omaggio riconoscendogli il ruolo fondamentale svolto con passione e per tanto tempo nei confronti del resto del mondo. Muore a Lisbona (Portogallo) il 4 maggio 2009, a ottantatré anni.
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