TexAmico degli indiani (una scelta innovativa, nel 1948) e sempre dalla parte della giustizia, Tex Willer sembra inizialmente uno dei tanti giustizieri solitari, ma conquista ben presto un posto di tutto rispetto, non solo nel filone western ma, più in generale, nella storia del fumetto. Dopo oltre sessant'anni continua a vivere nuove avventure mentre si ristampano le precedenti, ed è anche uno degli eroi made in Italy più noti e pubblicati all'estero. Le ragioni di tanta popolarità vanno ricercate sia nel realismo delle storie, scritte inizialmente e per lungo tempo da Giovanni Luigi Bonelli (poi sostituito da Claudio Nizzi), sia nei disegni corposi e ricchi di movimento di Aurelio Galleppini, in arte Galep, autore complessivamente di oltre quindicimila tavole, e del nutrito staff di artisti che lo ha progressivamente affiancato. Tra questi è doveroso ricordare almeno Ferdinando Fusco, Guglielmo Letteri, Vincenzo Monti, Giovanni Ticci, Fabio Civitelli e Claudio Villa (subentrato a Galep anche nelle copertine, poco prima della scomparsa del maestro).Formidabile tiratore, temuto dai malfattori e rispettato dai pellirosse (con il nome di Aquila della Notte è anche capo navajo), Tex Willer è un ranger e agente governativo che si sposta da un capo all'altro degli Stati Uniti in compagnia dei suoi pards: il figlio Kit (nato dal matrimonio con la principessa indiana Lilith e da lui allevato e addestrato dopo la tragica morte della donna), l'anziano Kit Carson dalla battuta facile (omaggio al personaggio creato da Rino Albertarelli nel 1937), e il taciturno indiano Tiger Jack. Analizzando i primi duecento numeri di Tex, Rudi Bargioni ed Ercole Lucotti hanno ricavato dei dati statistici: "La media dei morti per ciascuna avventura è di 6 per Tex e di 3,4 per i pards, per un totale di quasi duemila morti in diciotto anni (media: un morto ogni cinque giorni). Inoltre, Tex ha sostenuto 350 scontri fisici, rifilando non meno di 780 fra uppercut, ganci e diretti; ha subito più di 230 attentati e riportato 40 ferite. A proposito di lesioni, c'è da rilevare come in Tex la ferita abbia un destino molto particolare: non fa in tempo a prodursi, che già è rimarginata; se si pensa che le pallottole finitegli addosso (17 di striscio alla testa, 15 agli arti superiori, 8 tra schiena, costato e arti inferiori) sono calibro 44 o 45 (Winchester), non si può non strabiliare per l'inconsueta tempra del nostro eroe". Decine di migliaia di tavole prodotte in mezzo secolo, dal primo albetto a striscia "Il totem misterioso", che nel 1948 faceva sognare i ragazzi italiani tra le rovine di un Paese da ricostruire, non sono bastate a esaurire le possibilità narrative del personaggio, che un referendum ha indicato come il più amato dagli italiani.
MEDIA Nel 1985 il regista Duccio Tessari dirige il lungometraggio "Tex e il signore degli abissi", con la supervisione di Giovanni Luigi Bonelli per una interpretazione di Tex Willer affidata a Giuliano Gemma. | ||
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