Continua nell'attività di cromista presso la Fotolito Gronchi. Comincia a illustrare racconti per il Corriere dei piccoli e si cimenta nei primi racconti a fumetti, come "Storia di Francesco Matteo Maciò" o "Fiamme sul Polo". Un fumetto di ambientazione meneghina, "L'invasione di Milano", ha particolare successo tra i lettori: "I tassisti gli dice il direttore aspettano il giovedì per conoscere il seguito!". Collabora anche con la testata monzese Il cartoccino dei piccoli, a fianco di tanti altri autori importanti, molti dei quali alle prime armi come lui. La collaborazione con Mondadori inizia almeno nel 1935, con "I due tamburini". Della vasta produzione si devono ricordare "Capitan l'Audace" (1938), "Il re del mare" (1938) e "Il mozzo del sommergibile" (1940). E' Franco Bianchi, all'epoca direttore del Corriere dei piccoli, a suggerirlo al direttore della Domenica del Corriere come potenziale sostituto di Achille Beltrame, e gli fanno preparare qualche tavola di prova; ma improvvisamente Eligio Possenti lascia la direzione della rivista e al suo posto si insedia Caporilli, e la perdita di contatti fa svanire la preziosa occasione (il successore designato sarà Walter Molino). L'inizio della guerra comporta anche un richiamo alle armi per il goniometrista Dell'Acqua. Nel 1942-43 realizza per Mondadori qualche fumetto di propaganda: "Era impossibile disegnare ricorderà molti anni dopo per le disposizioni e le limitazioni che venivano dall'alto". Nel 1946, in un periodo di magra per tutti, il tipografo-editore Casarotti gli propone Gim Toro. L'autore esita, ma il soggetto gli piace e infine accetta l'incarico. Sulle ottime sceneggiature di Andrea Lavezzolo, dà vita a scene piene di movimento, disegnate con tratto incisivo ed essenziale. Quello che definirà "il calvario Gim Toro" dura due anni, durante i quali è costretto tutti i giorni al tavolo da disegno, trascurando i vecchi amici e gli hobby più cari, soprattutto il tennis, ma anche il tiro a segno e il biliardo (tutte attività in cui è campione). Ormai Gim Toro è diventato un incubo, e al grande successo editoriale non corrisponde un adeguato aumento di retribuzione, e la stanchezza si manifesta in un calo qualitativo. Il tentativo di far disegnare le "matite" a qualcun altro si rivela un disastro e infine la collaborazione si interrompe. Nel frattempo, nel 1948-1949, per lo stesso editore ha collaborato anche alla nuova estata Campi Elisi, disegnando fotoromanzi. Comunque l'autore non abbandona il fumetto: per oltre due anni collabora con Diabolik. Motivi di famiglia lo costringono a trascurare il levoro per qualche tempo, poi riprende ma con minore interesse: "Ormai il fumetto commerciale è talmente deprimente spiegherà da non meritare di parlarne, e il buon fumetto non è commerciale". Con queste considerazioni amare, cerca ancora rifugio, sfogo e soddisfazione nella pittura: ritrae in fretta volti, paesaggi, nature morte, di preferenza a carboncino e pastello. Già nel 1975, a sessantatre anni, preferisce ricordare il maestro Vassallo e il pittore Guzzoni, piuttosto che le esperienze di fumettista e di illustratore che, pure, gli hanno dato notorietà. Muore nel 1986.
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