Carlo SilvaNasce a Seregno (Milano, Italia) nel 1921. Nel giugno 1942 viene inviato a combattere sul fronte russo con l'ARMIR (armata italiana in Russia), nella più disastrosa impresa della Seconda guerra mondiale. Fatto prigioniero a Cercovo verso la fine dello stesso anno, rimane in Russia - fra ospedali e campi di concentramento - per quasi tre anni. Dei 230.000 uomini inviati, 84.000 non avrebbero mai fatto ritorno, ma Carlo ha fortuna e riesce a rientrare in Italia.Conduce a Milano, dove vive, la sua attività di scrittore e umorista. Per il teatro di "rivista" collabora con le maggiori compagnie e i nomi più brillanti: Walter Chiari, Nino Manfredi, Gino Bramieri, Paolo Ferrari, Mario Carotenuto, Raffaele Pisu, le sorelle Nava, Elena Giusti, Dorian Gray. Per la compagnia di Ernesto Calindri, Stival, Isa Pola, Valeria Valeri e Franco Volpi scrive "Sette scalini azzurri", mentre per il milanese Piero Mazzarella firma "El Tecoppa" ed "Edoardo Ferravilla". Collabora anche con la televisione: "Paese che vai", "Principesse, violini e champagne", "Palcoscenico musicale", "Music-rama", "Io ci provo", e dal 1966 aggiunge al suo carnet la "Domenica sportiva". Scrive centinaia di copioni per la radio e oltre centocinquanta per la sola radiotelevisione svizzera. Dal 1957 è critico televisivo e di musica leggera del quotidiano milanese Il Giorno, testata sorta da poco e nel suo momento migliore. Nel 1962 a Taormina riceve il Premio della critica italiana per "Dribbling", giudicata la migliore trasmissione radiofonica dell'anno. Scrive libri come "La roulette russa" e "La tavolata", vincendo nel 1967 la Rama d'oro al Salone internazionale dell'umorismo di Bordighera; nel 1970 vince la Palma d'Argento, primo premio per l'umorismo involontario, e nel 1971 la Palma d'oro per il miglior libro umoristico dell'anno con "Come fare la guerra con amore" (illustrato da Peynet), che sarà subito seguito da "Come fare lo sciopero con amore" (ancora arricchito dalle immagini di Peynet, non realizzate apposta ma in sintonia con il tema). Nel 1973 pubblica con la casa editrice Bietti "Vengo dalla Siberia", diario di prigionia, la narrazione autobiografica della sua esperienza nella tragedia dell'Armir; alla terza edizione (30.000 copie) in sei mesi, il libro è finalista al XXII Premio Bancarella del 1974. Muore a Milano (Italia) nell'aprile 1992.
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