Pietro ThouarNasce a Firenze (Italia) il 23 ottobre 1809. Venuto al mondo nel quartiere di Santa Maria Novella, figlio unico di un insegnante di lingue, Francesco Thouar (di famiglia proveniente dalla Lorena, trapiantata in Toscana al seguito del granduca), e di una casalinga, Zenobia di Francesco Bensi, il piccolo Pietro non ha un rapporto sereno con la scuola, e addirittura si fa espellere per il suo spirito ribelle. Di conseguenza il padre lo fa rinchiudere nell'istituto di correzione Pia Casa del Lavoro, comunemente chiamato "Montedomini".
Grazie all'intervento della madre viene ripreso in famiglia, ma un nuovo conflitto con il padre si sviluppa sul progetto del suo futuro: lui è orientato all'espressione artistica, il padre lo vorrebbe contabile, e nel frattempo precettore in casa di qualche famiglia abbiente. Il ragazzo vorrebbe fuggire di casa e tagliare per sempre i ponti con la famiglia, ma lo trattiene il rapporto affettuoso con la madre. Diventa così correttore di bozze nella stamperia di Vincenzo Batelli a Firenze, mentre impiega il suo tempo libero sui libri per costruirsi una cultura che la scuola non gli aveva dato. Nel 1833 lascia la tipografia dove lavorava e va a svolgere la stessa funzione negli uffici del Gabinetto letterario di Giampietro Vieusseux. "Non erano più... i bei tempi dell'Antologia. Niccolò Tommaseo, Antonio Benci, Giuseppe Montani e gli altri principali scrittori di quel celebre giornale scriverà Montazio non faceano più capo alle stanze del suo nominale direttore: parte erano esuli, parte dispersi. Ma... all'operosità politica era subentrato il lavorìo educativo... Ivi si congiurava presso a poco alla scoperta. Cosimo Ridolfi, Raffaele Lambruschini e Lapo dei Ricci vi costituivano la trinità direttrice del Giornale agrario toscano. Gino Capponi conveniva costì come se fosse in casa propria...". In questo ambiente conosce quindi le migliori teste del periodo. Mentre legge e sviluppa le proprie conoscenze in vari ambiti, segue anche gli eventi politici legati ai moti per l'indipendenza e si affilia alla Giovane Italia. Sorvegliato dalla Polizia, riuscirà sempre a evitare di essere preso nelle sue maglie. Tra l'altro fa parecchie copie manoscritte delle vietatissime poesie di Giovanni Berchet, per facilitarne la diffusione.Per supportare il movimento con un'educazione del popolo, prendendo spunto dal diffuso lunario Sesto Caio Baccelli (edito dal libraio Formigli), dal 1831 pubblica il Nipote di Sesto Caio Baccelli, dove invece dei numeri del lotto e delle profezie del tempo offre ragionamenti, divagazioni, curiosità e poesiole. Di modeste pretese e umile aspetto, venduto a soli 2 kreutzer, il suo annuario durerà fino al 1848. Con il Bayer tenta un'altra impresa editoriale dando vita nel 1834 al Giornale dei fanciulli, primo esempio in Italia di lettura educativa per l'infanzia. Tuttavia l'esperimento incappa nei sospetti della polizia austriaca, che trova nella pubblicazione incitamenti contro la morale, la religione e il governo, tanto che lo sfortunato Thouar rischia il carcere e la vita. Nel 1840 un suo testo ("Frammento di un viaggetto: Il cieco di Colle") viene inserito in "La rosa di maggio - o collezione di inediti componimenti di amena lettura", libretto pubblicato in Firenze. Le attività culturali non sono abbastanza remunerative, e con sconforto opta per un'attività da farmacista. Impacchetta quindi i propri scritti e li manda a Vieusseux con una lettera perché li faccia recapitare a Raffaello Lambruschini, perché questi ne faccia quel che ritiene meglio. Lambruschini legge e apprezza quei lavori, sceglie una novella e la rimanda a Vieusseux per farla pubblicare nell'Antologia, sostenendo che bisogna "far del tutto perché questa penna non si perda nella drogheria". Dal 1836 al 1845 pubblica con Raffaele Lambruschini (poi si aggiungerà anche Atto Vannucci) a Firenze La guida dell'educatore, dove appariranno gran parte dei suoi futuri scritti, successivamente raccolti in volumi. La sua narrativa viene seguita con attenzione da personaggi come il Giusti, che gli scriverà l'11 novembre 1844 una lettera di elogi e di critiche (inserita da Thouar nell'edizione del 1860 dei suoi Racconti popolari a guisa di introduzione). La rivista pedagogica verrà poi sostituita dal Giornaletto del popolo, che Thouar pubblica con Mariano Cellini, direttore della stamperia Galileiana, passando dalla teoria a una pratica narrativa tesa alla diffusione delle nuove tendenze educative liberali. Nel 1850 la testata diventerà Letture di famiglia - Giornaletto e proseguirà sotto altra direzione fino al 1886. Le condizioni economiche migliorano, ma non a sufficienza per consentirgli di aiutare gli anziani genitori e potersi sposare, anche se i suoi lavori gli procurano popolarità crescente tra i giovani lettori. Vive momenti di maggiore serenità quando nel 1841 gli viene offerto un posto all'Ufficio centrale della sopraintendenza degli studi (aggregato come aiuto al sopraintendente Giorgini, con 25 scudi al mese): "Oggi ho un pane scrive assicuratomi dal sudore del popolo: il mio sudore potrà restituire al popolo altrettanto pane così salutare?". Verso la fine dello stesso anno sposa Luisa Crocchi, sorella di un caro amico; non avranno figli. Suoi testi vengono pubblicati su varie testate, come "Rispetto ai vecchi" in Letture di famiglia n. 13, 29 marzo 1845, giornale settimanale di educazione morale, civile e religiosa edito da Giuseppe Pomba. Nel 1845 viene pubblicata a Firenze da G.P. Vieusseux la sua prima raccolta "Racconti pei fanciulli", che verrà esaurita e ristampata dallo stesso editore "sotto il torchio della Galileiana" con diverse aggiunte (seconda edizione riveduta dall'autore, Firenze 1851) subito dopo le "Letture graduali" (un volume di 640 pagine diviso in tre parti, Firenze 1850); il piano editoriale prevede un terzo volume con i "Racconti pei giovinetti" (1852), un quarto con racconti più impegnativi e rivolti alla "Gioventù", un quinto con i "Racconti d'argomento storico" e infine un sesto con vari romanzetti morali "che più specialmente descrivono i costumi del popolo bracciante sì della città che della campagna". Nel 1846 Pio IX sale al trono pontificio e il governo granducale toscano concede la libertà di stampa: Thouar ne approfitta per scrivere testi infuocati, non potendo seguire i battagloni nella Prima guerra d'indipendenza, e nel dicembre 1848 ottiene la direzione della Pia Casa del Lavoro, che cerca di trasformare radicalmente in un luogo di asilo e di conforto. Viene anche eletto ufficiale di stato maggiore della Guardia nazionale. Ma la guerra ha esiti tragici, il re di Sardegna va in esilio e gli austriaci entrano in Firenze per ristabilire l'ordine granducale. Thouar, dimesso dalla Pia Casa, lascia sdegnato anche l'Ufficio della Sopraintendenza, mentre la polizia gli fa venir meno anche le lezioni private. Non perde tuttavia la fede nella riscossa nazionale e riprende con energia la produzione di testi educativi e didattici, per preparare il popolo a un futuro migliore. Ancora con il tipografo Mariano Cellini nel 1851 fonda l'annuario Mondo Nuovo, modellato sullo stile del Nipote di Caio Sesto Caio Baccelli ma più voluminoso e venduto a 12 kreutzer. Nel 1862 (anno 12°) il Cellini, suo intimo amico, e del quale aveva educato e amato i figli come se fossero suoi, registrerà questo aneddoto di Thouar: "Scelto per educatore e maestro in casa patrizia, vedendo che nulla ei concludeva in pro di coloro ch'erano affidati alle sue cure, rinunziò spontaneamente al largo onorario e alle agiatezze del comodo vivere e così venne a mancargli a un tratto ogni lucro, rimanendogli intatta la coscienza e perciò più gagliardo il cuore".
Sono così anni finalmente di soddisfazione, che lo ripagano per l'impegno e la passione profusa per tutta la vita. Nel 1859 Vittorio Emanuele II lo insignisce della Croce di Cavaliere Mauriziano. E' tuttavia provato fisicamente da una malattia che lo mina visibilmente, identificata come pneumonite, complicata da miliare. Appare invecchiato e affaticato. Ricorderà Olindo Giacobbe: Chiuse gli occhi alla luce la vigilia del giorno in cui il nuovo Regno d'Italia festeggiava per la prima volta la ricorrenza dello Statuto,.. contemplando il tricolore che egli stesso aveva fatto esporre alla finestra della sua stanza. Certo l'anima sua, prima di salire al Creatore, si ravvolse nelle pieghe della bandiera sventolante ed esultò per l'ultima volta della libertà italiana, a cui aveva dedicato tutto il suo cuore e tutta la sua coscienza di educatore." Infatti muore a Firenze (Italia) a soli cinquantun anni, il 1° giugno 1861. La sua spoglia viene portata la sera seguente al cimitero di San Miniato, dove gli sarà innalzato un monumento vicino a quello di Giuseppe Giusti, e lo salutano l'abate Raffaele Lambruschini, Atto Vannucci e Giuseppe Montanelli.Giosuè Carducci in una lirica giovanile dei "Levia Gravia" lo saluta "umano degli anni nuovi educatore". Così invece lo ricorderà Bruno Cicognani: Calvo, con gli occhiali, un'incorniciatura rada di peli rossi, ancora d'adolescente, intorno alle gote, magro, con l'affossature alle tempie: gli occhi e la bocca avevano un che di severo e d'ascetico, una bontà ferma insieme e soave. Il solino a larghe vele, la cravatta e il gilè neri di raso, la redingotte a grandi bottoni. Portava il cappello a cilindro di raso turco... I suoi racconti verranno ripubblicati più volte, anche all'interno di periodici per bambini e ragazzi, cominciando dal Giornale per i bambini diretto da Carlo Collodi.
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