Alberto GianniniSocialista e antifascista, massone (Gran Segretario del Grande Oriente d'Italia), nel 1924 fonda e dirige il settimanale satirico Becco giallo, poco prima dell'omicidio Matteotti.Il governo fascista contrasta in tutti i modi il pericoloso foglio, sia sequestrandolo sia mobilitando le squadre di picchiatori in aggressioni punitive, finché sopprime la testata nel 1925 e costringe il direttore all'esilio in Francia. A Parigi nell'agosto 1927 riprende la pubblicazione della testata, condividendo la direzione con un altro esule, il giornalista Alberto Cianca, ex direttore del Mondo (con Giovanni Amendola). Sostenuto dalla Concentrazione antifascista, il giornale chiude definitivamente nell'agosto 1931 per difficoltà economiche, generate soprattutto dal suo voltafaccia e dall'abbraccio del fascismo, con conseguente rottura dei rapporti con la sinistra. Cambiata dunque radicalmente la propria fede politica, con un ribaltamento che farà molto scrivere e discutere negli anni seguenti, rientra in Italia da sostenitore del regime e scrive nel 1934 il volume autobiografico e autocritico "Le memorie di un fesso". Diventa addirittura censore per il Minculpop (Ministero della cultura popolare). Dopo la Liberazione, dal 1946, pubblica il settimanale Il merlo giallo, "disintegratore del malcostume politico", sempre schierato a fianco della destra fascista, che gli sopravviverà fino al 1957. Muore nel 1952.
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