Emilia Formìggini SantamariaNasce a Roma (Italia) nel 1877. Nel 1898 si iscrive all'Università, dove segue con partecipazione i corsi di filosofia di Antonio Labriola, e si laurea nel 1903 con una tesi sulla pedagogia tolstoiana che trasformerà in un saggio edito l'anno seguente da Laterza (con una introduzione di Labriola).Nel 1904 vince un concorso per il perfezionamento negli studi filosofici gestito dalla fondazione Corsi, ottiene la cattedra di pedagogia e insegna nelle scuole normali. Nel 1905 si laurea anche in Lettere, con una tesi che diventerà più tardi il libro "L'istruzione popolare nello Stato Pontificio (1824-1870)". Comincia a insegnare nel 1906 a Genova e poi a Bologna, e sposa Angelo Fortunato Formiggini. Nel 1912 pubblica "L'istruzione pubblica nel Ducato Estense (1772-1860)" e "Lezioni di didattica" (storia e geografia), sviluppando un'intensa attività attorno alla redazione de L'Italia che scrive. Durante la Prima guerra mondiale è infermiera in un ospedale da campo, ma continua le sue ricerche e nel 1916 pubblica "Ciò che è vivo e ciò che è morto della pedagogia di Federico Fröbel". Si trasferisce a Roma dove insegna per tre anni filosofia al liceo Umberto I. Collabora per molto tempo con la Rivista pedagogica, diretta da Luigi Credaro (già relatore delle sue due tesi), edita dal marito Angelo Fortunato Formiggini (già editore della Rivista di filosofia) dal 1910 al 1912 e dalla Società editrice Dante Alighieri dal 1913. Nel 1919, a quarantadue anni, adotta Nando, un bambino orfano di tre anni, e inizia un diario delle proprie esperienze di madre. Nel 1920 pubblica "La mia guerra", una testimonianza personale del conflitto mondiale, e "La pedagogia italiana nella seconda metà del secolo XIX - parte prima". A Trento gestisce fino al 1923 dei corsi estivi per le maestre giardiniere, in collaborazione con Rosa Agazzi. Nel 1926 pubblica la prima parte del "Giornale di una madre" sull'educazione di Nando fino ai 9 anni di età. Nel 1928 si stampa l'8° edizione del suo sillabario "Prima lettura", che raggiungerà le ottantaseimila copie. Riceve nel 1933 un riconoscimento dall'Accademia d'Italia. Nel gennaio 1936 assume l'incarico di redattore capo de L'Italia che scrive, la rassegna bibliografica ideata e pubblicata dal marito fin dal 1918; nel 1938, mentre il governo fascista approva le leggi razziali, il Formiggini compie l'estremo gesto di protesta, a lungo preparato, e si suicida lasciandosi cadere dalla torre Ghirlandina di Modena, la sua città. Nel 1941 il Ministero della Pubblica Istruzione, già in possesso di documentazione dell'arianesimo della studiosa, dapprima le chiede ulteriori prove sulle sue origini, poi la colloca a riposo forzato. Nel 1943 è esonerata dalla libera docenza per non avere giurato fedeltà al regime fascista. Finito l'incubo con la Liberazione del 1945, nel 1948 pubblica la seconda parte del "Giornale di una madre", sulla crescita del figlio fino al diciottesimo anno, e nel 1949 "Adolescenti nella scuola". Muore a Roma (Italia) a novantaquattro anni, nel 1971. |