Teresa De GubernatisNasce a Torino (Italia) il 21 marzo 1832.Primogenita di undici figli di Giovanni Battista De Gubernatis e di Maria Cleofe Turchetti, è sorella di Angelo (che diventerà un famoso letterato) e di Emilio (noto diplomatico). Educata dal padre fino al 1848, frequenta poi la scuola di metodo di Ferrante Aporti. Diventerà più tardi direttrice della scuola d'infanzia istituita a Torino dall'Aporti, finché nel 1853, aiutata dalla famiglia, fonderà un proprio istituto femminile di educazione e istruzione rivolto alle giovani benestanti di Torino. Nel 1958 si sposa con il giornalista Michele Mannucci (già direttore de La Speranza a Roma, poi direttore de Il giornale delle arti e delle industrie a Torino). Nello stesso anno la scuola torinese si fonde con l'istituto materno fondato da Domenico Berti (altro discepolo di Ferrante Aporti) offrendo quindi una coraggiosa alternativa alle scuole religiose. Per un periodo si occupa di economia domestica e scrive su varie testate avendo come obbiettivo la convinzione della donna all'importanza dello studio e dell'impegno in un ruolo sociale attivo. Dopo la scomparsa del marito (1871) torna a ricoprire incarichi pubblici: direttrice della sezione femminile telegrafica a Firenze, poi direttrice della Scuola superiore femminile municipale a Roma (succedendo a Erminia Fuà Fusinato, chiamata a dirigere la scuola della Palombella). E' anche presidente della Società per l'istruzione superiore della donna (ente posto sotto il patronato della regina), che organizza conferenze su argomenti di carattere scientifico e artistico. Scrive nel 1885 per Paravia la sua opera più nota, "Cento novelline per l'infanzia - ossia Virtù, vizii e pericoli de' bambini", un'agile raccolta di brevissimi racconti educativi, illustrati con piccole incisioni nel testo. Nella prefazione alla terza edizione (dello stesso anno) l'editore scrive: "Esso [questo libretto] fu adottato in molte scuole infantili ed elementari e venne regalato da moltissime buone madri educatrici ai loro figliuoletti, i quali dimostrarono la loro gratitudine acquistando amore alla lettura istruttiva e morale, allo studio, alla virtù, emulando i piccoli protagonisti delle novelline, che avevano con tanto piacere lette, rilette, imparate a memoria e scritte per imitazione, come istradamento al comporre". Il libro continuerà a essere ristampato fino al 1895. Muore a Roma (Italia) il 28 dicembre 1893.
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