Pierangelo BaratonoNasce a Roma (Italia) l'8 settembre 1880. Giornalista, fratello minore del filosofo e politico socialista Adelchi Baratono, collabora con la rivista La riviera ligure, diretta a Oneglia da Mario Novaro, e con La vita nova.Per il quotidiano genovese Il lavoro scrive articoli di critica letteraria. Insieme al fratello pubblica, nel 1900, la raccolta di poesie "Sparvieri", che segna il suo esordio in libreria. Nel 1906 viene assunto alle Poste, trasferito prima a Grosseto poi a Roma. Nella capitale collabora con l'editore Formìggini. Dirige la collana "Classici d'amore" per Bertelli e Veraudo, di Perugia. Alla Prima guerra mondiale viene riformato. Tornato a Genova, nel 1918 collabora con il mensile La gazzetta di Genova, dove conosce Camillo Sbarbaro, e con La Liguria illustrata. Nel 1920 pubblica per Treves, nella prestigiosa collana "Le spighe", il volumetto "Commenti al libro delle fate", dove brillanti variazioni sulle fiabe classiche si trasformano in raffinati episodi satirici. Nel 1924 pubblica un saggio su Edgar Allan Poe e si dedica a una raccolta di poesie di Ceccardi, "Sillabe ed ombre", pubblicata nel 1925. Si trasferisce a Trento (Italia), dove muore per attacco cardiaco il 2 ottobre 1927, a 47 anni. Dopo la sua scomparsa viene stampato il romanzo "Il beato Macario", con prefazione di Camillo Sbarbaro.
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