Memín PinguinMemín Pinguin è un ragazzino cubano: simpatico monello bassino di statura, calvo, grosse labbra e occhi grandi, camiciola a righe e berretto sportivo, simpatico e sempre sorridente.Il personaggio appare per la prima volta nel 1943 nella sezione "Almas de Niños", scritta dalla scrittrice Yolanda Vargas Dulché nella rivista Pepín, e viene disegnato da Alberto Cabrera. Dal 1962 sarà ripreso da Sixto Valencia, che ne disegnerà 372 episodi, ciascuno contenuto in 32 pagine color seppia con copertina a colori, in uscita ogni martedì con tirature che raggiungono il milione di copie settimanali. "Negli anni Cinquanta e Sessanta spiegherà Manelick de la Parra, presidente delle edizioni VID, che pubblicano il personaggio dal 1943 gli indici di analfabetismo erano molto alti e molti messicani hanno imparato a leggere cercando di capire che cosa dicesse Memín Pinguín. Ha compiuto una grande opera, è un personaggio che mantiene vivi valori come la generosità, la solidarietà, l'amore e l'amicizia, che non devono andare perduti in Messico". La sua popolarità è infatti internazionale, pubblicato in molti paesi (tra i quali le Filippine, l'Indonesia, la Colombia, il Giappone, l'Iran e gli Stati Uniti) e tradotto in diverse lingue. Negli anni Sessanta si può vedere sui carri allegorici del Carnevale di Veracruz, e alla fine degli anni Ottanta il Ministero per l'Educazione delle Filippine dichiara Memín Pinguín lettura obbligatoria nelle scuole, dato che "alimenta negli studenti il rispetto verso la famiglia e le istituzioni". Nel 1985 la pubblicazione si trasforma, riducendo il formato ma acquistando il colore. Nel 2005 il Servicio Postal Mexicano (SePoMex) rende omaggio al fumetto nazionale lanciando 5 francobolli di Memín Pinguin, con una tiratura di 750.000 esemplari. Il fatto provoca un'incredibile reazione di alcuni ambienti statunitensi, che fraintendendo completamente il significato del pesonaggio lo considerano espressione razzista e offensivo per gli afroamericani ed esercitano pressioni sul governo messicano minacciando ritorsioni commerciali, ma ottengono soltanto di rendere la serie di francobolli ricercatissima sul mercato filatelico e a coprire di ridicolo gli artefici della campagna denigratoria. | ||
|