Commemorazione del 25 aprile 2005
Cari concittadini muggioresi,
noi siamo qui questa mattina per celebrare un evento importante, il 60° anniversario della liberazione d'Italia. Vogliamo celebrare questa ricorrenza senza indulgere alla retorica o alla tentazione di usarla contro qualcuno per fini politici contingenti. La vogliamo celebrare nel segno della verità, della riconciliazione e dell'unità. La vogliamo celebrare ricordando gli eventi che precedettero e seguirono il 25 aprile non come eventi cristallizzati, consegnati ai libri di storia, incapaci di parlare agli italiani d'oggi, ma come eventi ancora attuali, da cui trarre stimoli e valori da incarnare nel presente e da proiettare nel futuro.
Rispettare la verità contro tentazioni revisionistiche.
Ricordare nel segno della riconciliazione e dell'unità, dicevo, ma nel rispetto della verità, respingendo con fermezza i tentativi di chi vuol scolorire la memoria di quei fatti, gettare su di essi l'oblio o, peggio, darne un'interpretazione mistificante in chiave revisionistica.
Nei giorni scorsi voci isolate a destra brontolavano contro la "mistica antifascista e antinazionale", contro la "liturgia resistenziale" edificata su "un'invenzione storica". Il settimanale culturale di Dell'Utri - Domenicale - ha azzardato addirittura l'ipotesi d'una fine del 25 aprile, suggerendo di abolirlo e di sostituirlo con una "festa della concordia".
Ancora, vi è noto che nelle settimane scorse il centrodestra in Senato ha tentato di condizionare il "sì" ai finanziamenti per il 60° anniversario della Liberazione al via libera sul riconoscimento dello stato di "belligeranti" ai reduci della Repubblica Sociale di Salò: un inaccettabile ricatto.
Scolorire, obliare, revisionare, minimizzare le colpe del fascismo, marginalizzare il ruolo della Resistenza e della lotta partigiana, enfatizzando quello degli eserciti alleati, proporre un'equiparazione di status tra chi combatteva dalla parte sbagliata, a fianco degli oppressori tedeschi - i repubblichini di Salò - e chi invece rischiava e dava la vita per liberare la nostra Patria dalla dittatura nazifascista: tentativi che non devono passare, che dobbiamo contrastare con energica determinazione.
Come abbiamo fatto tre giorni orsono in Consiglio Comunale votando - purtroppo non all'unanimità - un ordine del giorno in cui si esprimeva "sdegnata contrarietà a questo disegno di legge che mette sullo stesso piano i partigiani e le forze militari italiane che combatterono a fianco delle truppe Alleate per costruire un'Italia unita, democratica, libera e indipendente, e coloro che non solo non rinnegarono gli obiettivi politici e ideologici della dittatura fascista ma combatterono agli ordini dei tedeschi, partecipando a stragi efferate di partigiani e civili inermi."
La storia è fatta di vicende complesse e di dolorose storie individuali, ma la memoria di un Paese e di un Popolo non permette ambiguità e cedimenti.
L'unità e l'indipendenza dell'Italia, la Costituzione repubblicana e i valori che la animano sono il frutto dell'Antifascismo, della Resistenza umana, politica e culturale di coloro che soffrirono il carcere e il confino; del sacrificio di Gobetti, Matteotti, Amendola, Don Minzoni, dei fratelli Rosselli e dei fratelli Cervi, di chi a Rodi e a Cefalonia combattè contro le truppe naziste e non al loro fianco; di quanti nella guerriglia partigiana e di liberazione nazionale e nel rinato esercito italiano combatterono per 20 mesi contro l'occupante nazista e contro i suoi servi di Salò. Di tutti coloro, in definitiva, che si schierarono contro e non con la sedicente Repubblica Sociale di Salò.
La dittatura fascista fu una vera dittatura.
Sempre per ribadire la verità storica contro tentazioni revisionistiche e minimalistiche, ricordo che la dittatura fascista fu una vera dittatura, "il male assoluto" per usare le parole del leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini: libertà abolita, leggi razziali contro gli ebrei, carcere e confino per gli antifascisti (e il confino non può certo essere paragonato a una villeggiatura), alleanza con la Germania di Hitler, gli orrori della 2° guerra mondiale e delle stragi.
Quale fosse la situazione dell'Italia occupata ce la sintetizza efficacemente Salvatore Quasimodo nella lirica "Alle fronde dei salici", in cui, facendo sua l'espressione di sconforto del poeta ebreo durante l'esilio del suo popolo a Babilonia: "Abbiamo appeso ai salici le nostre cetre… Come potremmo cantare in terra straniera?", rappresenta con drammatica forza i dolorosi aspetti del tempo:
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
La Resistenza fu lotta di popolo e non di una sola élite.
Sempre per respingere tentazioni revisionistiche e minimalistiche, ricordo ancora che la lotta di Liberazione dopo l'8 settembre 1943 divenne vera e propria guerra di popolo: ad essa parteciparono migliaia e migliaia di uomini di tutte le classi sociali, operai e intellettuali borghesi, sacerdoti e militanti comunisti, monarchici e repubblicani, antifascisti di vecchia data e giovani partigiani renitenti al servizio militare sotto lo straniero tedesco od ostili alla deportazione nei campi di concentramento in Germania. Certo, durante il fascismo la grande maggioranza degli italiani non andò al di là del disagio interiore e si uniformò passivamente alla dittatura, ma il moto popolare della Resistenza fu l'occasione per scelte coraggiose e di purificazione: allora molti italiani aderirono alla lotta di Resistenza, gettandosi alle spalle comportamenti di rassegnazione e di viltà, riscoprendo e testimoniando una grande dignità morale e un amore appassionato alla libertà.
Ricordare per tramandare la memoria: la mostra sulla Resistenza a Muggiò.
Ecco, anche noi avvertiamo l'impegno di dare un contributo per ricordare, consapevoli del fatto che i testimoni diretti della prima metà del secolo scorso, per ragioni anagrafiche, si riducono ogni anno che passa. Per questo abbiamo voluto come Amministrazione, in collaborazione con altre realtà associative della città - l'ANPI, la Cooperativa Edificatrice, l'Associazione Franco Fossati - presentare un programma ricco di eventi per la celebrazione del 25 aprile.
Di queste iniziative voglio qui ricordare in particolare la mostra allestita nella sala Pier Paolo Pasolini in cui, attraverso interessantissimi documenti e fotografie, si narra come la nostra città abbia prima partecipato e poi ricordato gli eventi della Liberazione. Un ringraziamento doveroso e particolare a chi ha realizzato questa mostra, con passione e competenza: Giuseppe Mazzoleni. E un invito a tutti voi perché la visitiate, con l'auspicio che siano molti i muggioresi a farlo. Anche perché potrebbero essere invogliati a produrre materiale in loro possesso per colmare alcune lacune oggi esistenti e contribuire a dar vita a un auspicabile Archivio della Resistenza di Muggiò.
La Resistenza e la Costituzione.
Un accenno doveroso anche a un altro tema di grande attualità: il rapporto tra la Resistenza e la nostra Costituzione repubblicana. La Resistenza, infatti, è anche la matrice della Costituzione, che vide impegnate nella sua elaborazione tutte le forze politiche antifasciste, animate da uno sforzo unitario e dalla ricerca appassionata di valori condivisi. Pietro Calamandrei, rivolgendosi ai giovani, qualche anno fa, ha affermato: "Dietro ad ogni articolo di questa nostra Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi: caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta… E ancora: Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione…"
La Costituzione è attuale ancora oggi, perché sa indicare le linee maestre di un programma riformatore: essa richiama, infatti, il valore delle libertà, delle istituzioni e l'equa distribuzione della ricchezza; è il richiamo a una politica di grande respiro che ha per fine lo sviluppo della democrazia. Mi sembra doveroso richiamare questo nel momento in cui, invece, si sta modificando in maniera sostanziale il testo della Costituzione, a colpi di maggioranza, senza lo sforzo di ricercare con convinzione una più ampia convergenza e un più ampio consenso. Qualora questa riforma venisse approvata dal Parlamento saremo pronti a difendere la Costituzione nata dalla Resistenza con il referendum confermativo.
La festa della Liberazione all'insegna della riconciliazione.
Voglio avviarmi a concludere questa mia commemorazione riprendendo un tema accennato all'inizio, quello del desiderio di vivere questa ricorrenza all'insegna della riconciliazione e non della contrapposizione. Non possiamo non ricordare che anche in Italia dopo la liberazione si scatenò, purtroppo, un'ondata di vendette private mescolate a rese dei conti politici e a giustizia sommaria: parenti delle vittime dei nazifascisti si potettero finalmente vendicare e odi privati sfogare. Altro sangue si sparse, altre ingiustizie furono commesse. Anche su queste pagine oscure bisognerà far luce come sulle 635 stragi nazifasciste, la cui documentazione è stata secretata per troppi anni negli "armadi della vergogna" presso il Tribunale Militare di Roma. Non è più il momento dell'odio e del rancore. E' il momento della pietà, del perdono, della riconciliazione e del dialogo. Tenendo presente che un confronto e un dialogo possono essere costruiti solo nel rispetto assoluto dei dolori, delle passioni e delle sensibilità di tutti e di ciascuno; che nessuna atrocità commessa da qualcuno giustifica successive atrocità di altri. E ancora che, fatta salva la contrapposizione di valori fra democrazia e nazifascismo, non vi è alcuna differenza qualitativa tra il dolore di una madre il cui figlio partigiano è stato ucciso in un'azione di rappresaglia e quello di una madre il cui figlio repubblichino sia stato ammazzato per ritorsione.
Quindi, pietà per tutti i morti, ricordando, però, che alcuni combatterono e diedero la vita per una giusta causa e altri, invece, la persero combattendo dalla parte sbagliata.
Non è più il momento dell'odio e del rancore e non è più il momento di sventolare le bandiere del 25 aprile contro qualcuno. E' il momento di invitare in piazza accanto a noi, che da sempre abbiamo onorato e celebrato la Resistenza e i suoi valori, anche chi ha finora vissuto con una certa tiepidezza e diffidenza queste celebrazioni, ricordando loro che i frutti maturi dell'albero irrorato dal sangue dei "ribelli per amore" sono la libera Repubblica in cui viviamo e la Costituzione, che ha garantito a tutti gli Italiani 60 anni di sviluppo nella pace e nella democrazia.
Viviamo, quindi, questo 25 aprile e i prossimi come una festa di tutti, una festa che unisce e non che divide, così come auspicato da Ciampi, che 4 anni fa decise di celebrare solennemente il 25 aprile nella cornice prestigiosa del Palazzo Presidenziale per conferire la massima enfasi possibile al ricordo formale dello stato nascente della Repubblica democratica italiana.
Ed è proprio perché condivido pienamente il pensiero di Azeglio Ciampi, fautore di una riconciliazione nazionale in nome dell'unità, nel pieno rispetto delle distinzioni e delle ragioni storiche, che questo pomeriggio sarò felice e onorato di guidare la delegazione del nostro Comune con il gonfalone della città alla manifestazione, che si concluderà in Piazza Duomo a Milano proprio alla presenza del nostro Presidente della Repubblica.
Concludo con i versi di un poeta a me caro, Giuseppe Ungaretti, che pensando ai morti della Resistenza scrisse:
Qui
Vivono per sempre
Gli occhi che furono chiusi alla luce
Perché tutti
Li avessero aperti
Per sempre
Alla luce.
Mi sembra che sintetizzino bene il senso delle celebrazioni del 25 aprile: teniamo i nostri occhi per sempre aperti alla luce della verità e della libertà.
ONORE AI MORTI DELLA RESISTENZA, VIVA L'ITALIA LIBERA E DEMOCRATICA!
Il Sindaco di Muggiò - Carlo Fossati
La mostra organizzata dall'Associazione Franco Fossati
Un articolo sulle iniziative di Muggiò per il 60° della Liberazione, Il Giorno, 26 aprile 2005
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