Carlo PedrocchiNasce a Milano (Italia) il 27 agosto 1939. Trascorre da sfollato i suoi prime cinque anni a Cuasso al Monte, un paese del Varesotto, nel cui cimitero viene poi sepolto suo padre, Federico, falciato il 20 gennaio 1945 dalla mitraglia di un aereo, mentre viaggiava su un treno della linea Milano-Varese. Nel periodo di sfollamento, che è anche pre-scolare, trascorre gran parte del tempo a sfogliare dei libroni, ossia le raccolte rilegate di intere annate dei giornali Topolino e Paperino portate a casa dal padre che ne era direttore artistico. A forza di sfogliarli, su quei libroni impara a leggere ed è probabilmente per questo che assimila l'abitudine di pensare a fumetti. E quindi la voglia di scriverli.Tuttavia, invece che nei fumetti veri e propri, il suo esordio nelle storie quadrettate lo fa come sceneggiatore di fotoromanzi, iniziando a Bolero Film (Mondadori) nel 1963 e passando poi a Sogno (Rizzoli) nel 1967. Pubblica il volume "Le Grandi Firme del Fumetto Italiano", nel quale ripresenta alcune fra le più belle storie realizzate da suo padre, Federico Pedrocchi, in coppia con il disegnatore Walter Molino negli anni Trenta e Quaranta (Ed. Grandi Firme, 1971). All'inizio del periodo in cui la Rizzoli pubblica Linus (1972), entra in quella redazione. Forte di quell'esperienza, cede alla tentazione di azzardare una nuova e indipendente avventura passando a Sorry, nella cui redazione incontra un giovanissimo (e già enciclopedico fumettologo) Luigi Bona. La rivista, fondata e diretta da Ennio Ciscato, è uno dei più originali e dignitosi mensili "alla Linus" usciti in quel periodo. Ciò malgrado avrà vita breve ed economicamente assai poco produttiva. Ritornato così ai fotoromanzi, approda a Grand Hotel (1975) ossia alla Casa Editrice Universo dove trascorrerà i restanti vent'anni del suo percorso editoriale. I primi dieci nel settore fotoromanzi, i secondi dieci passando al settore fumetti dove diventa caporedattore dell'Intrepido. È il periodo in cui realizza, fra le tante storie autoconclusive, anche serie come "Facce di bronzo" (disegni di Mario Guida), "Liceo De Amicis" e "California Camper" (disegni di Stefano Toldo). Del 1991 è Max Fax, con il personaggio seriale ideato e scritto insieme ad Andrea Mantelli: 11 episodi sui quali si alternano i disegnatori Paolo Ongaro, Giorgio Cambiotti, Fabrizio Busticchi e Dino Torchio. Nel 1995 lascia la Universo e si dedica per alcuni anni alla "docenza di sceneggiatura fumettistica" (Fabbrica del Fumetto e Comocomics) mentre collabora con soggetti e sceneggiature per fotoromanzi alla rivista francese Nous Deux della Emap France (poi Mondadori France). Nel 1998 scrive i libri "La madre dei mostri e altri racconti" (da Maupassant) e "Le morti concentriche e altri racconti" (da Jack London), disegnati da Nicola Genzianella, per la casa editrice Xenia. Dello stesso periodo è anche il felice incontro con Il Giornalino (Periodici San Paolo), per il quale realizza "Jobhel storia del Giubileo a fumetti" (1999, disegni di Nicola Genzianella), la serie "SPQR" (2003, 31 episodi disegnati da Leo Cimpellin) e la riduzione di tre novelle di Pirandello nell'albo della serie "I maestri del Fumetto" (2003) dedicato al disegnatore Voltolini. Autoproduce due albi, con il supporto tecnico-editoriale della fumetteria editrice bergamasca Comixrevolution: nel 2013 "Fiola del vent", libera ricostruzione della leggenda bergamasca della "Dona del zoch", con i disegni di Alberto Locatelli; e nel 2014 "Il mistero del Volto Santo" (da "La leggenda di Leobino", che narrava del miracoloso arrivo a Lucca dell'antichissimo crocifisso ligneo scolpito da Nicodemo) con i disegni di Alberto Locatelli e Davide Castelluccio. Collabora anche con la casa editrice Astorina. Nel 2015 realizza una breve serie dedicata alle leggende italiane e all'origine di taluni modi di dire dei quali, a dispetto del diffuso uso comune, non si sa più come e dove siano nati; i disegni sono affidati a un altro maestro della matita: Rodolfo Torti.
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