Passa un giorno, passa l'altro
mai non torna il nostro* Anselmo,
perché egli era molto scaltro
andò in guerra, e mise l'elmo...
Mise l'elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì, la lancia in resta,
a cavallo d'un caval.
La sua bella che abbracciollo
gli diè un bacio e disse: Va!
e gli pose** ad armacollo
la fiaschetta del mistrà.
Poi, donatogli un anello
sacro pegno di sua fè,
gli metteva nel fardello
fin le pezze per i piè,
Fu alle nove di mattina
che l'Anselmo uscì bel bel,
per andare in Palestina
a conquidere l'Avel.
Né per vie ferrate andava
come in oggi col vapor,
a quei tempi si ferrava,
non la via, ma il viaggiator.
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La cravatta in fer battuto
e in ottone avea il gilè,
ei viaggiava, è ver, seduto
ma il cavallo andava a piè.
Da quel dì non fe' che andare...
andar sempre, andare, andar...
quando a piè d'un casolare
vide un lago, ed era il mar!
Sospettollo... e impensierito
saviamente si fermò,
poi chinossi e con un dito
a buon conto l'assaggiò.
Come fu sul bastimento
ben gli venne il mal di mar;
ma l'Anselmo in un momento
mise fuori il desinar.
Il sultano in tal frangente
mandò il palo ad aguzzar,
ma l'Anselmo previdente
fin le brache avea d'acciar.***
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Pipe, sciabole, tappeti,
mezze lune, jatagan,
odalische, minareti,
già imballati avea il sultan,
Quando presso ai Salamini
sete ria**** incominciò
e l'Anselmo, coi più fini
prese l'elmo e a bere andò.
Ma nell'elmo, il crederete?
c'era in fondo un forellin
e in tre dì morì di sete
senza accorgersi il tapin.
Passa un giorno, passa l'altro
mai non torna il guerrier;*****
perch'egli era molto scaltro
andò in guerra col cimier.
Col cimiero sulla testa
ma nel fondo non guardò
e così gli avvenne questa,
che mai più non ritornò!
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